Le lotte ambientali in Terra dei Fuochi non hanno prodotto solo manifestazioni e proteste. Hanno sviluppato consapevolezza nei cittadini e hanno indotto le istituzioni a legiferare in materia. Tuttavia, le leggi regionali di cui siamo stati dotati in nessun modo possono essere considerate sufficienti a risolvere il problema della prevenzione dei roghi tossici e della messa in sicurezza delle aree incendiate. Applicarle, però, sarebbe stata almeno una dimostrazione di buona volontà da parte delle istituzioni nel far fronte a una piaga che da troppi anni affligge la Campania. Invece, non è accaduto. E’ il caso della l.r. 20/2013 che regolamenta le azioni da intraprendere in merito alle zone pubbliche e private soggette a sversamento abusivo di rifiuti e roghi. In particolare, gli artt. 3, 6 e 7, obbligano i Comuni della Regione Campania  ad istituire il registro delle aree interessate da abbandono e rogo di rifiuti  a censire le aree pubbliche e private utilizzate per le speciali forme di gestione dei rifiuti solidi urbani o assimilati temporaneamente consentite ai sensi dell’articolo 191 del decreto legislativo 152/2006 o degli altri provvedimenti adottati nell’ambito dell’emergenza rifiuti nella Regione Campania. Tale censimento, è finalizzato all’attivazione da parte dell’amministrazione regionale di un programma di interventi per lo svuotamento dei siti censiti, nonché all’aggiornamento degli elenchi contenuti nel Piano regionale di bonifica.  a provvedere all’attivazione di siti di stoccaggio, debitamente autorizzati, dei rifiuti contenenti amianto da depositare in ambienti chiusi e protetti. In assenza di ottemperanza ai suddetti obblighi, in assenza di ascolto da parte dei Primi Cittadini nei confronti della cittadinanza stanca di vivere in condizioni disastrose e a seguito, soprattutto, di un’estate in cui i roghi tossici si sono moltiplicati in maniera esponenziale senza che una sola parola venisse spesa dalla Regione Campania e che una sola significativa azione venisse messa in campo dalla Vice Prefettura alla Terra dei Fuochi, la Rete di Cittadinanza e Comunità insieme ai comitati di Stop Biocidio hanno diffidato i Sindaci dei seguenti comuni ad adempiere il loro dovere: 1. ACERRA 2. AFRAGOLA 3. CAIVANO 4. CARDITO 5. CARINARO 6. CASALNUOVO 7. CASORIA 8. CRISPANO 9. ERCOLANO 10. FRATTAMAGGIORE 11. GRICIGNANO 12. MARCIANISE 13. MARIGLIANELLA 14. MARIGLIANO 15. MODRAGONE 16. NOLA 17. ORTA DI ATELLA 18. SAN GIORGIO A CREMANO 19. SANT’ANASTASIA 20. SAVIANO 21. TEVEROLA 22. TRENTOLA DUCENTA Tale azione congiunta, nel suo primo step, si è svolta a partire dal “Diffida Day” del 12 ottobre u.s. ed è proseguita nei giorni successivi. Non dovrebbero essere i cittadini a chiedere di essere tutelati da leggi adeguate, né a indurre le istituzioni all’applicazione degli strumenti normativi posti in essere. Dovrebbe essere una precisa responsabilità di chi governa mettere in campo tutto ciò che è necessario per salvare una terra allo sfascio. E invece, ancora una volta, è dal basso che parte la spinta a cambiare le cose. E’ dal basso che viene la conoscenza degli strumenti normativi. E’ dal basso che si richiede rispetto per le persone e per la vita.

Rete Cittadinanza e comunità

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