A meno di un mese e mezzo dalla chiusura dell’indagine sulla presunta truffa sui contributi Covid, arriva per Daniela Santanché la richiesta di rinvio a giudizio della procura, che avvicina la ministra del Turismo di Fratelli d’Italia alla linea rossa del processo, e ora la decisione del gip potrebbe avere un impatto pesante anche sul futuro politico della ministra. L’indagine per truffa aggravata ai danni dell’Inps era nata lo scorso anno dalle denunce di una ex dipendente del gruppo Visibilia, Federica Bottiglione. La donna aveva detto di essere stata messa in cassa integrazione a sua insaputa durante la pandemia, e quindi di aver continuato a lavorare quando avrebbe dovuto restare a casa, mentre lo Stato pagava il suo stipendio con i fondi straordinari per l’emergenza Covid e l’azienda ci guadagnava. La stima degli inquirenti è che questo ‘trucco’ abbia fruttato 126mila euro (oltre 20mila ore di lavoro) tra il maggio 2020 e il febbraio 2022 alle società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, dato che oltre a Bottiglione sarebbero stati coinvolti altri dodici dipendenti. Oltre alla ministra del Turismo e al suo compagno, Dimitri Kunz, la richiesta di rinvio a giudizio riguarda anche Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria. Secondo l’accusa, non solo in quel periodo, dal “31 maggio 2020 al 28 febbraio 2022”, ad amministrare le due società erano Santanchè e Kunz, ma entrambi, assieme a Concordia, sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto “indebitamente”, per un totale di 13 dipendenti, la cassa integrazione in deroga “a sostegno delle imprese colpite dagli effetti” della pandemia Covid. L’aggiunto Laura Pedio e i pm Marina Gravina e Luigi Luzi, durante le indagini, hanno raccolto a verbale le parole dei dipendenti, i quali avrebbero confermato che la ministra sapeva: sarebbe stata a conoscenza del fatto che i dipendenti stavano continuando a lavorare, mentre l’istituto pensionistico versava oltre 126 mila euro, per un totale di oltre 20mila ore. Secondo quanto riporta Repubblica stamane il gup Tiziana Gueli deciderà verosimilmente dopo le elezioni Europee. Al momento nel governo la linea è comune: niente richiesta di dimissioni per la ministra. Ma le opposizioni incalzano. Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, chiedono un passo indietro dalla numero uno al Turismo. Per la segretaria del Pd “Fratelli d’Italia è quel partito che esprime una ministra con una richiesta di rinvio a giudizio per truffa all’Inps sui fondi Covid, e contemporaneamente candida un no-vax appena sotto Giorgia Meloni. Ci aspettiamo che la Presidente del Consiglio abbia un minimo di rispetto per le istituzioni e chieda le dimissioni di Daniela Santanché”. A tarda sera il portavoce della ministra del Turismo risponde alla segretaria del Pd: “La segretaria del Pd Elly Schlein non ne azzecca una, parla di Santanchè rinviata a giudizio mentre la nuova/vecchia notizia è solo la preannunciata e scontata richiesta di rinvio del Pm in attesa della fissazione dell’udienza preliminare; la grande differenza la conoscono anche i sassi”. Replica che innesca la controazione del Pd con la vicepresidente del Nazareno, Chiara Gribaudo: “L’unica che non ne azzecca una è la Santanchè: in un Paese normale ci si dimetterebbe dopo un minuto. Lei invece resta ancora lì, protetta dalla destra che se ne frega dei diritti di chi lavora”. Sarcastico Giuseppe Conte: “Peccato che le liste europee siano ormai chiuse. Ora che per la ministra Santanchè è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per truffa sui fondi Covid che servivano a imprese e lavoratori, Meloni non farà più in tempo a farla dimettere e a candidarla per le Europee in compagnia di Sgarbi”. A chiedere le dimissioni anche Verdi e Sinistra. “Può una persona che va a processo accusata di aver truffato lo Stato continuare ad essere ministra della Repubblica?” si chiede Nicola Fratoianni. La risposta è netta: “No, nella maniera più assoluta”. Per Angelo Bonelli “la permanenza di Santanchè nel suo ruolo sarebbe uno schiaffo agli italiani e alla trasparenza che ogni governo dovrebbe garantire. Giorgia Meloni non può rimanere in silenzio o rinviare questa decisione, poiché è in gioco la credibilità della sua maggioranza”. La maggioranza intanto fa scudo. Il ministro e leader della Lega Matteo Salvini: “No, non si dovrebbe dimettere. Lascio a lei la valutazione. Io sono addirittura a processo, oltre al rinvio a giudizio… sono un potenziale condannato. Quindi sceglierà lei. Non chiediamo le dimissioni di nessuno”. Per Antonio Tajani vicepremier e segretario di Forza Italia, non è un “problema politico”. E aggiunge: “Il governo va avanti, basta vedere i risultati elettorali”. In passato, Giorgia Meloni non è stata netta sulla questione, ma è possibile che la richiesta di rinvio a giudizio sia la ‘linea rossa’ che spingerebbe la premier a chiedere le dimissioni di Santanchè.

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