Di nuovo dal medico di famiglia per ritirare la ricetta dei farmaci, anche quando sono medicinali per malattie croniche da prendere costantemente, senza bisogno di essere visitati una volta al mese. A fine anno scadrà una norma pensata per l’emergenza Covid, quando si voleva evitare che gli ambulatori si riempissero di persone. La legge rendeva possibile l’invio attraverso la mail o per messaggio sul telefono del promemoria delle prescrizioni farmaceutiche, da mostrare direttamente in farmacia. Sono i medici di famiglia della Fimmg a segnalare il problema, del quale hanno parlato anche con il ministro alla Salute Orazio Schillaci. “E’ necessaria una risposta a breve – dice Silvestro Scotti del sindacato Fimmg – Altrimenti si torna al passato. Abbiamo avuto rassicurazioni ma stiamo ancora aspettando una proroga”.

La ricetta elettronica in Italia non è mai veramente partita. Certo, le vecchie prescrizioni rosse non ci sono più ma resta la carta, che invece avrebbe dovuto essere eliminata. Nel mondo migliore pensato dalla riforma infatti, che per ora riguarda solo gli abitanti del Trentino e del Veneto, il medico scrive sul computer il farmaco per un determinato paziente, il quale si reca in farmacia, mostra la tessera sanitaria e permette così al farmacista di accedere al suo profilo e di vedere quali medicine deve consegnargli. Senza usare, appunto, carta.

A parte quella Regione e quella Provincia, le cose in Italia funzionano in modo diverso. Quando i medici prescrivono generano un codice a barre e un codice che vengono stampati su un foglio bianco, quindi non più una ricetta rossa. Il paziente lo va a prendere e lo porta dal farmacista. Con il Covid dal marzo del 2020 si era appunto permesso, anche dopo aver sentito il garante della privacy, di “inviare al cittadino attraverso un sistema di messaggistica, via mail o whatsapp il codice identificativo della ricetta”, spiega Scotti. In quel modo si risolvevano i problemi, ad esempio, dei cronici che devono ritirare regolarmente, magari una volta al mese i farmaci per il loro problema. Ma il sistema era utile anche per chi aveva bisogno di una prescrizione che non richiedeva un incontro con il medico, per un antipiretico ad esempio.

E invece, dicono dalla Fimmg, dal primo gennaio non si potrà più “trasmettere il promemoria in allegato a messaggio di posta elettronica, comunicare il numero di ricetta elettronica con sms o altra applicazione per telefonia come whatsapp e nemmeno comunicare telefonicamente i dati della ricetta”. I farmacisti durante l’emergenza hanno stampato i promemoria mostrati dai clienti attraverso il telefono. A loro il foglio di carta serve per certificare l’avvenuta consegna dei medicinali. “Siamo disponibili ad andare avanti così, se verranno prorogate le misure legate al Covid – spiega Marco Cossolo di Federfarma – Siamo sempre disponibili a collaborare”. Anche un altro sindacato di medici, lo Smi, ha preso posizione scrivendo a Schillaci. “Chiediamo la proroga dell’utilizzo della ricetta dematerializzata almeno per un anno e un provvedimento che renda il suo utilizzo strutturale”, dice la segretaria Pina Onotri. Secondo lei il problema riguarda anche le carenze di medici, che quindi sono oberati di lavoro. “Il ritorno alla ricetta cartacea rappresenterebbe un salto indietro, causando lunghe attese negli studi medici”.

Il progetto della ricetta dematerializzata ha ormai una decina d’anni ma è ancora rimasto a metà, proprio perché è necessario un codice. E se Schillaci non interviene, dal 10 gennaio si dovrà tornare dal medico di famiglia per prendere la prescrizione. Che sarà su carta bianca ma del tutto simile a quella rossa che si usava fino a qualche tempo fa. Anche l’associazione Cittadinanzattiva si schiera a favore della proroga. “Sarebbe un’occasione sprecata non decidere di prorogare l’utilizzo di questo strumento che è stato preziosissimo durante la pandemia e che i cittadini apprezzano perché semplifica le procedure, riduce la burocrazia e consente ai medici di dedicare più tempo all’ascolto dei pazienti, soprattutto i più fragili”, dice la segretaria dell’associazione, che tra l’altro raccoglie pazienti, Anna Lisa Mandorino. “La sanità digitale, in generale, – prosegue Mandorino – e nel suo piccolo anche la ricetta dematerializzata è di enorme beneficio soprattutto in contesti, come le aree interne, in cui la distanza dallo studio del medico, o le condizioni disagiate che talvolta sussistono per raggiungerlo, costringerebbero ad esempio le persone anziane a chiedere aiuto ad un familiare”.

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