Nel 2024, il panorama pensionistico subisce importanti cambiamenti. Come ogni anno, gli assegni pensionistici giovano di un adeguamento generato dalla differenza tra l’indice dei prezzi dell’anno precedente con quello attuale. L’obiettivo è la tutela del potere d’acquisto. L’aumento di perequazione automatica, già attribuito dal 1° gennaio 2023 in via provvisoria nella misura dello 7,3 %, è stato determinato in via definitiva nella misura dell’8,1%. Il relativo conguaglio, pari allo 0,8 %, è stato già applicato sulla rata di pensione del mese di dicembre 2023. Per il 2024, l’aumento delle pensioni per adeguamento al costo della vita è del 5,4%. Rivalutazione al 100% (con annesso conguaglio) solo alle pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo Inps (567,94 euro), parliamo degli assegni fino a 2.272 euro lordi. Rivalutazione dell’85% per i trattamenti tra 4 e 5 volte il minimo (cioè fino a 2.840 euro). Rivalutazione del 53% per quelli tra 5 e 6 volte il minimo (fino a 3.308 euro). Rivalutazione del 47% per gli assegni compresi tra 6 e 8 volte il minimo (fino a 4.544 euro). Rivalutazione del 37% per gli assegni tra 8 e 10 volte il minimo (fino a 5.679 euro). Rivalutazione del 22% per le pensioni che vanno oltre le 10 volte il minimo Inps (ovvero da 5.680 euro lordi in su). Ci sono novità anche sul versante delle uscite anticipate. Confermata la proroga di un anno di “Quota 103”: si potrà lasciare il lavoro solo con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Ma chi sceglierà la strada della pensione nel 2024 si troverà un assegno decurtato: il calcolo non sarà più effettuato sulla base del sistema misto (retributivo/contributivo) ma solo sulla base degli effettivi contributi versati e l’assegno, fino al compimento dei 67 anni, non potrà avere un valore lordo superiore a 2272 euro al mese. Viene confermato l’incentivo al posticipo al pensionamento. Chi ha maturato i requisiti di “Quota 103” entro il 31 dicembre 2023 mantiene le condizioni più favorevoli esistenti. L’Ape Sociale viene prorogata sino al 31 dicembre 2024 ma sale il requisito anagrafico. L’età minima per accedervi aumenta a 63 anni e 5 mesi. L’importo massimo rimane 1.500 euro lordi al mese, ma vengono eliminate alcune compatibilità con redditi da lavoro. L’Opzione donna subisce un inasprimento nei criteri di accesso. L’età minima sale a 61 anni con 35 anni di contributi. Ci sono sconti per le madri, ma l’assegno è calcolato con il metodo contributivo, penalizzando le donne.

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