La Polizia di Stato di Benevento e l’Arma dei Carabinieri di Montesarchio hanno eseguito 24 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di esponenti dei “Clan Pagnozzi” “ladanza Panella” e Sparandeo” che operano nel territorio della provincia di Benevento, in particolare nella Valle Caudina e Telesina, per i delitti di associazione per delinquere di stampo camorristico, estorsioni aggravate, tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di esplosivi e armi da fuoco.

L’operazione ha interessato tutto il territorio nazionale, in particolare Roma, Bologna, Caserta e Lecce, dove alcuni membri dell’organizzazione avevano spostato le loro residenze nel tentativo di allargare il giro d’affari.

Il clan e’ ancora il piu’ potente del territorio dove opera dal 1991 almeno stando alle sentenze e continua a esercitare una attivita’ estorsiva capillare, potendo minacciare imprenditori e commercianti anche con l’uso di armi da guerra, esplosivi compresi, contando su alleanze con altre cosche della zona e persino nel casertano.

L’indagine della polizia di Benevento su delega della Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha portato all’arresto dei vertici del clan Pagnozzi, con 16 persone destinatarie di misura cautelare in carcere e 8 nei cui confronti il gip ha disposto i domiciliari. I reati contestati vanno dalle estorsioni, all’usura, al tentato omicidio, al traffico e allo spaccio di droga, nonche’ alla detenzione di armi comuni e da guerra ed esplosivi, e sono stati commessi principalmente tra la Valle Caudina e la Valle Telesina. Il cuore dell’azione del clan e’ nella masseria di Salvatore Pagnozzi, zio dello storico boss Gennaro, indicato come ‘La Montagna’ nelle intercettazioni ambientali fatte in carcere che hanno dato vita all’inchiesta.

Qui vengono portati coloro che non si vogliono piegare alle richieste di ‘pizzo’, e lo confermano altre intercettazioni ambientali realizzate proprio in questo fabbricato rurale in localita’ Cisco Mennella nel territorio comunale di San Martino Valle Caudina. Qui arriva piu’ volte da Roma il figlio del boss e capoclan, Domenico Pagnozzi, destinatario di una misura cautelare oggi, per tenere summit, distribuire gli ‘stipendi’ agli affiliati o parlare con il proprietario di un complesso turistico in costruzione a Telese Terme dicendogli: “Quando finite di costruire, se ci volete favorire…quando cominciate a guadagnare qualcosa, se ci volete favorire”. I Pagnozzi, osserva il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho in una nota, proietta all’esterno una forte carica di intimidazione “proprio perche’ esistente fin da epoca remota”, e quindi non deve ricorrere ad atti violenti per ottenere tangenti o recuperare crediti, e continua a esercitare il suo controllo sul territorio e mantenere contatti con altri gruppi nonostante diversi arresti e condanne. E consente anche ad altre organizzazioni di operare estorsioni, se ha legami con queste. Durante le indagini, con sequestri e attivita’ di pedinamento, e’ stata scoperta anche un’altra organizzazione, non in sinergia con i Pagnozzi, seppure con interesse del clan, che era attiva nello spaccio di sostanze stupefacenti a San Martino Valle Caudina. Tra gli arrestati due donne.

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