CASERTA – Altro che Partito democratico. E alla faccia dei candidati scelti dai cittadini. Al netto delle chiacchiere e dei proclami, le elezioni politiche hanno dimostrato che i criteri di democrazia e partecipazione, sbandierati ai quattro venti da Bersani, sono stati calpestati. Anzi, cancellati.

È quello che è avvenuto in provincia di Caserta. Anche in Terra di Lavoro si sono svolte le parlamentarie per scegliere i candidati da traghettare alla Camera e al Senato. Le regole del gioco però sono state stravolte: non è stato eletto chi ha vinto le primarie, ma chi le ha perse. È il caso, incredibile ma vero, di Lucia Esposito, piazzatasi al secondo posto alle spalle di Nicola Caputo. Lei è rimasta a casa (Caputo era stato escluso dalle liste per un avviso di garanzia), mentre Pina Picierno, terza alle parlamentarie, è stata comodamente eletta.

Com’è stato possibile? Per motivi anagrafici alla Esposito è stato assegnato il sesto posto al Senato, tutt’altro che blindato come poi si è rivelato con il voto. Mentre la Picierno, essendo under 40, ha incassato una posizione più che sicura alla Camera. Il risultato? Esposito è la prima dei non eletti, mentre Picierno ha già le valigie pronte per Roma per il suo secondo mandato parlamentare.

Ma allora a cosa sono servite le primarie in provincia di Caserta? Abbiamo girato la domanda alla “vittima” di questo scempio democratico. “E’ quello che chiederò al segretario regionale ma soprattutto a quello nazionale – risponde Lucia Esposito -, sono loro che devono rispondere, non solo a me ma alle migliaia di casertani che mi hanno votato alle parlamentarie. Fin da quando si è profilata l’ipotesi di assegnarmi il sesto posto al Senato ho fatto presente ai vertici del partito che si trattava di una posizione borderline, che non rispecchiava l’esito delle primarie, ma loro mi hanno imposto quel posto, e io non ho potuto fare altro che subire quella scelta”.

E’ delusa Esposito. E ha tutte le ragioni del mondo per esserlo. Le primarie erano state presentate come un “grande momento di democrazia” (Bersani), ma nel suo caso si sono rivelate una burla, una pagliacciata. “Sono molto amareggiata – afferma la candidata del Pd – ma sono convinta che in politica non bisogna mai anteporre le questioni personali all’interesse del partito, ma una cosa è certa: Caserta non può restare senza risposta per lo scippo democratico che ha subito”.

E ora cosa c’è nel futuro di Lucia Esposito? “Da domani – risponde – torno al mio lavoro perché tutte le volte che ho smesso di svolgere un ruolo politico o istituzionale sono ritornata a lavorare, senza spingere per “soluzioni politiche” ad personam. Questo lo rivendico con orgoglio – aggiunge Esposito – perché sono fermamente convinta che questa debba essere la norma. In politica bisogna dare e non ricevere, la politica va fatta per passione e non per mestiere. In questa ottica continuerò a impegnarmi, perché credo ancora fortemente nel progetto del Pd”.

Ma la Esposito pretende una svolta vera. “Bisogna spalancare le porte del Pd a chi crede nel nostro progetto. Ben prima della campagna elettorale ho più volte detto che dobbiamo puntare sui circoli, finora trascurati e ignorati, pur essendo la vera spina dorsale del Pd. Inoltre bisogna saper intercettare le istanze delle tante persone – continua Esposito – che vorrebbero sposare il nostro progetto, alle quali noi abbiamo chiuso le porte in faccia, in quanto non veniamo visti come un partito dove si rispettano le regole e si premia la qualità. E’ indispensabile una classe dirigente all’altezza dei problemi di questo territorio e in grado di dialogare con chi dall’esterno ci guarda con attenzione, come il mondo delle associazioni, della scuola, dell’università. Ma senza una classe dirigente di qualità non potremo mai diventare un polo attrattivo per questi mondi e per le tante persone che vorrebbero dare il proprio contributo”.

Dalle urne è uscito, ancora una volta, un pessimo risultato per il Pd su scala provinciale (alla Camera neanche il 20%), ma Esposito non ci sta a generalizzare: “C’è un esito controverso: in alcune città sono emersi dati negativi inspiegabili, ma ci sono città come la mia (San Nicola la Strada, ndr) dove con il 34,71% al Senato otteniamo il migliore risultato del Pd in tutta la provincia, e dove nonostante un’amministrazione di centrodestra stacchiamo di quasi 15 punti percentuali il Pdl. Un altro dato positivo – sottolinea Esposito – è quello di Caserta città, dove siamo riusciti a raccogliere tanti voti di persone che hanno creduto nel Pd. Smettiamola di generalizzare, dobbiamo distinguere le città dove si è lavorato bene e da quelle dove invece non si è fatto tutto quello che si poteva e si doveva fare per far vincere il Pd”.

E in effetti, tra i tanti “numeri sospetti”, un dato è davvero sconcertante: a Teano, città dell’onorevole Picierno, candidata a Palazzo Montecitorio, il Pd prende più voti al Senato che alla Camera. Un risultato che si commenta da sé.

Sulle principali cause alla base della sconfitta elettorale in Terra di Lavoro e in Campania, la Esposito non ha dubbi: “Il partito ha sofferto molto la mancanza di una guida a livello provinciale e l’assenza totale del partito regionale. Un vuoto politico che abbiamo pagato fin dall’inizio della campagna elettorale, ma anche da prima. E l’esito del voto è solo la conseguenza di questa assenza. A pagare il prezzo più alto è stato il Pd casertano, che esce dalle urne con una scarsa rappresentanza parlamentare, debolissima e non in grado di reggere tutta la complessità e il peso del territorio”.

Mario De Michele

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