Il Corpo forestale dello Stato sta eseguendo il sequestro di ‘Green Hill’ la nota azienda situata a Montichiari (Brescia) che alleva cani beagle per i laboratori di vivisezione. Alle operazioni di ispezione e sequestro della struttura, disposte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Brescia, partecipano circa 30 forestali appartenenti ai Comandi provinciali di Brescia, Bergamo e al Nucleo Investigativo per i Reati in danno agli Animali (NIRDA).

Presente anche personale della Questura di Brescia. L’operazione sta portando al sequestro di cani di razza beagle, sia cuccioli che adulti, e dell’intera struttura costituita da quattro capannoni, uffici e relative pertinenze per un totale di circa 5 ettari. Tra i reati contestati quello di maltrattamento animale.

”Su denuncia di Lav e Legambiente” sono in corso in queste ore accertamenti, da parte della Procura della Repubblica di Brescia in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, sull’allevamento per la vivisezione ‘GreenHill’ di Montichiari (Brescia), da mesi sotto accusa per le ”condizioni di detenzione dei 2.500 cani beagle destinati ai laboratori di tutta Europa”. E’ quanto si legge in una nota della Lav (Lega antivisezione). ”Grazie agli atti presentati dalle due associazioni -sottolinea Gianluca Felicetti, presidente della Lav- e’ stata finalmente riaperta l’inchiesta giudiziaria sulle modalita’ di detenzione degli animali nella megastruttura”. ”Ci auguriamo -aggiunge- che gli accertamenti in corso, disposti dalla Procura, possano fare luce, definitivamente, sulle reali condizioni di vita degli animali rinchiusi nei padiglioni della struttura in attesa della spedizione verso gli ‘acquirenti’, e sull’impossibilita’ di Green Hill di garantire il rispetto delle necessita’ fisiche e comportamentali dei cani, visti i numeri enormi di cui si parla”. ”Speriamo che questi nuovi sviluppi -afferma Michela Kuan, biologa, responsabile Lav settore vivisezione- mostrino chiaramente gli orrori della vivisezione e portino in primo piano le ragioni scientifiche ed etiche di chi la combatte, un atto importante in un contesto finora considerato intoccabile come la sperimentazione animale”. Purtroppo, fa notare la Lav, ne’ l’attuale legge nazionale ne’ la direttiva europea pongono reali vincoli al ricorso agli animali, quasi 900mila l’anno in 600 strutture pubbliche e private solo in Italia, dove peraltro mancano totalmente controlli qualificati: ”Speriamo che questo caso faccia comprendere la sofferenza che si cela dietro la sperimentazione animale e l’inutilita’ di tale pratica, promossa ancora oggi come un male necessario, nonostante piu’ dell’86% degli italiani sia contrario”, rimarca Michela Kuan. ”I cani allevati in queste strutture -si legge ancora nella nota della Lav- vengono considerati alla stregua di oggetti, prodotti in massa da fattrici costantemente ingravidate per fornire cuccioli che moriranno, dopo test invasivi e dolorosi nei laboratori italiani ed europei, dai quali usciranno solo come carcasse vittime di una ricerca inutile e crudele. Animali cresciuti senza vedere mai la luce del sole ne’ sentire l’odore dell’erba”. In questi mesi e’ all’esame del Senato la norma, gia’ approvata dalla Camera, che vieterebbe l’allevamento di cani, gatti e primati non umani per la sperimentazione, imporrebbe l’obbligo di anestesia e analgesia per i test e, vietando le esercitazioni belliche e didattiche con animali, sosterrebbe concretamente il ricorso ai metodi sostituivi della vivisezione. Alla luce di questi sviluppi giudiziari, conclude la Lav, ”rivolgiamo un nuovo appello ai senatori affinche’ l’articolo 14 della legge comunitaria sia finalmente approvato e possa essere di incentivo per la ricerca pulita, scientifica ed eticamente accettabile”.

 

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