Il triplice fischio di Ermanno Feliciani è il segnale. Finisce Napoli-Sampdoria, la prima contro l’ultima che saluta la serie A (straordinario l’omaggio al napoletano Fabio Quagliarella), e torna, di nuovo, la festa. Una festa continua, interminabile. Napoli come Rio. Fuochi d’artificio, trombe, clacson di auto e le canzoni del cuore celebrano lo storico successo degli azzurri. Terzo scudetto, dopo 33 anni. Un tripudio di bandiere azzurre saluta il trionfo. Nello stadio che porta il nome del più grande calciatore del mondo, il volto di Maradona è su tantissimi vessilli e incastonato negli striscioni. È qui la festa, allo stadio, ma anche davanti al Maradona, nelle piazze dei maxischermi come il Plebiscito, a Scampia dove viveva Ciro Esposito, il tifoso ucciso prima della finale di Coppa Italia a Roma. Nelle case e in strada, tra i tanti che non sono riusciti a vincere la lotteria di un biglietto per l’ultima partita. Si esulta in provincia dove sono stati allestiti 17 maxischermi ma anche in tanti piccoli paesi. Al largo Maradona il delirio. Migliaia di persone in pochi metri quadrati. Del resto, quella del Napoli è stata davvero un’impresa, sportiva e non solo. Primo sempre, la bellezza di 16 punti sulla seconda classificata. Ma anche un affare per tanti. Grazie al Napoli, sono state vendute migliaia e migliaia tra bandiere e magliette, non sempre ‘ufficiali’, e sono arrivati a più riprese e in vari week end turisti italiani e stranieri. Successo strepitoso con un po’ di malinconia. Per il mancato giro per la città con il bus scoperto che avrebbero tanto desiderato i tifosi. E perché lascia Spalletti, il condottiero vittorioso. Ma questa sera è comunque festa.

Davide Ferriero

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