Atto finale domani per il processo d’appello a Calciopoli, lo scandalo che travolse il calcio nel 2006 attribuendo a Luciano Moggi, l’ex potente direttore generale della Juventus, il ruolo di capo di un sistema che con la complicità dei disegnatori arbitrali e di alcuni ‘fischietti’ avrebbe falsato la regolarità del campionato 2004-2005. Dieci le udienze del secondo grado, la prima il 24 maggio, prima di arrivare a quella conclusiva di domani. Dopo le condanne di primo grado di due anni fa ad arbitri e dirigenti, il quadro nel frattempo è in parte mutato a causa dell’avvenuta prescrizione del reato di frode sportiva: motivo per cui l’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore generale Antonio Ricci, ha chiesto il non luogo a procedere per numerosi imputati.

E’ cosi’ per i patron di Fiorentina e Lazio, i fratelli Diego e Andrea Della Valle e Claudio Lotito, per quello della Reggina Lillo Foti, per l’ex arbitro Racalbuto, per il dirigente viola Sandro Mencucci e per l’ex ds del Messina Mariano Fabiani. Non luogo a procedere chiesto anche per l’ex dirigente del Milan Leonardo Meani e per i guardalinee Puglisi e Titomanlio. Hanno rinunciato, invece, alla possibilità di avvalersi della prescrizione gli ex arbitri internazionali Massimo De Santis e Paolo Bertini, per i quali il pg ha chiesto una pena di 2 anni e 5 mesi di reclusione, e il loro collega Antonio Dattilo (1 anno e 3 mesi la richiesta dell’accusa). In appello il pg ha rovesciato lo schema della sentenza di primo grado: non piu’ Moggi promotore dell’associazione a delinquere che si attivo’ per falsare i campionati, ma semplice partecipe del sistema alla pari degli ex designatori arbitrali Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto e dell’ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini.

E cosi’ se per Moggi si è passati dalla condanna di primo grado a 5 anni e 4 mesi alla richiesta di una pena di 3 anni e un mese, per Bergamo, Pairetto e Mazzini la richiesta dell’accusa è stata sostanzialmente equiparata a 3 anni di reclusione sulla scorta della presunzione di pari responsabilità. Anche nel corso dell’appello Moggi ha preso la parola, in particolare per giustificare l’uso e la distribuzione delle schede svizzere, uno degli argomenti principali utilizzati dall’accusa. L’ex dg della Juve, nel corso delle dichiarazioni spontanee rese nel corso dell’ultima udienza, ne ha spiegato l’utilizzo per sfuggire allo spionaggio che Telecom, per conto dell’Inter, avrebbe messo in campo per intercettarne le operazioni di mercato. Dopo l’ultima arringa, quella dell’avvocato di Moggi Paolo Trofino, domani sara’ il collegio della sesta sezione penale di Napoli, presieduto da Silvana Gentile, a dire l’ultima parola.

 

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