Parigi è tornata a fremere per i suoi Giochi dopo averli chiusi nemmeno 20 giorni fa. E torna con tutto l’orgoglio dei suoi ideali: Liberté, Egalité, Fraternité ma oggi anche e soprattutto “inclusione”, la parola d’ordine degli ‘altri’ Giochi, i Paralimpici. Lo ha gridato, dal palco della Concorde, il presidente del Comitato Internazionale Paralimpico, Andrew Parsons. Decine di migliaia di francesi e stranieri sono accorsi ad affollare i dintorni degli Champs-Elysèes per questi Giochi che – per molti – sono ancora più emozionanti, veri e carichi di senso “olimpico” di quelli vissuti un mese fa. Dagli Champs-Elysées alla Concorde, la festa di Thomas Jolly si chiama stavolta “Paradoxe” ed è travolgente l’entusiasmo che accoglie gli atleti paralimpici. L’emozione riporta nei cuori dei parigini le giornate delle Olimpiadi, una vera e propria indigestione di festa, di partecipazione popolare che da tutti è già rimpianta. Stasera la festa dei Giochi è tornata a Parigi, potenziata dall’emozione della gioia degli atleti che ballavano felici giocando con i loro handicap invece di nasconderli. Fra gli ultimi tedofori, Bebe Vio, prima che il braciere, riacceso, volasse anche stavolta nel cielo di Parigi sulla mongolfiera. Inclusione, discordia che diventa concordia (Concorde) sono i temi che hanno dominato la creazione di Jolly, soprattutto quella denominata “Sportografia”, con la “strict society” dei danzatori in bianco e le “creative gang” con il cappuccio nero per indicare i portatori di handicap. Il solista è un danzatore amputato della gamba sinistra che balla con le stampelle, Musa Motha, sudafricano finalista di America’s Got Talent nel 2023. Lo raggiungono altri senza handicap ma anche loro con le stampelle. Alla fine i due gruppi si fondono, si abbracciano, esultano insieme. E’ il senso di tutta la cerimonia, “dalla discordia alla Concorde”, che è anche l’enorme piazza sede dell’evento. Circa 5.100 atleti hanno sfilato fra gli applausi sugli Champs-Elysées fino alla Concorde. Nella tribuna presidenziale, che al centro vede il presidente francese, Emmanuel Macron e il presidente del Comitato internazionale Paralimico, Andrew Parsons, c’è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi. Nella stessa tribuna, la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli. Paradoxe, la creazione di Jolly, esalta il “Paradosso”, l’atleta che corre anche se non ha tutte e due le gambe, o la metropoli che rende onore ai portatori handicap nonostante la città sia per chi ha un problema di mobilità il luogo più ostico. O come i 5.100 che sfilano sorridenti e che non vogliono essere bollati con il cliché di “eroi” e ripetono “siamo atleti”. Si comincia con “Discorde”, il primo quadro creato con tanti pianoforti discordanti guidati da Chilly Gonzales, attorno all’obelisco. 140 ballerini e 16 artisti con handicap, sulle carrozzine, o con le stampelle, sfilano sfoggiando grandi sorrisi. Il cielo sulla Concorde si riempie di fumogeni bianco-rossi-blu della Francia. Torna quindi in scena, come nell’altra apertura di Giochi, Edith Piaf, stavolta con “Je ne regrette rien”, in una versione difficile da riconoscere, di Christine and the Queens. Sfreccia la “Patrouille de France” nel cielo e comincia la sfilata degli atleti. Dominano le bandiere con i colori delle medaglie olimpiche, oro, argento e bronzo e questi tre colori prendono il posto di quelli della bandiera francese. Apre l’Afghanistan la sfilata delle 168 le delegazioni verso una Concorde che si è trasformata da ‘parc urbain'”, dove si svolgevano le gare dei nuovi sport “urbani”, lo skate, la BMX, la breakdance, nella piazza che diventa lo stadio più grande del mondo. La delegazione italiana ha sfilato con i suoi 141 fra atleti e atlete, 26 in più rispetto a Tokyo, 51 esordienti. Mattarella era in piedi, sorridente, ad applaudire gli azzurri che proveranno a battere il record di medaglie conquistate, consapevoli che “Tokyo è stato il più grande risultato di tutti i tempi”, come ha sottolineato il presidente del Cip, Luca Pancalli. Li hanno guidati, fino alla Concorde, i due portabandiera, Ambra Sabatini e Luca Mazzone. Ha portato il suo saluto il presidente del Comitato organizzatore, Tony Estanguet, sottolineando che la Francia “è il paese dell’amore e della rivoluzione”, invocando quest’ultima come “rivoluzione dell’inclusione”. Per un Emmanuel Macron in una breve pausa del suo difficile momento politico, soltanto la frase di apertura ufficiale dei Giochi. Poi le fiaccole, 150, ad illuminare place de la Concorde mentre echeggia un trionfante Bolero. Alla fine, il nuotatore Florent Manaudou ha consegnato la fiaccola al tennista su sedia a rotelle Michael Jeremiasz. Bebe Vio, fra gli ultimi tedofori, ha ceduto la fiaccola all’americana Oskana Masters, quindi gli ultimi hanno acceso il braciere, nel giardino delle Tuileries: Elodie Lorandi, Charles-Antoine Kouakou, e Fabien Lamirault, insieme con i due portabandiera dei Bleus, Alexis Hanquinquant e Nantenin Keïta. Poi, per un’ultima volta, il braciere è volato nel cielo sulle note di “Born to be alive” in un’emozionante versione di Chris. Pubblico in visibilio con i fuochi d’artificio in versione gigante sulla Concorde, poi tutti si allontanano sulle note immortali di “Je t’aime…” di Serge Gainsbourg e Jane Birkin.

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