A dimettersi non ci pensa proprio. Anzi, Luigi De Magistris, sceglie il Consiglio comunale, convocato per la discussione del bilancio, per alzare il tono dello scontro dopo la condanna a un anno e tre mesi per abuso d’ufficio in relazione all’inchiesta Why Not, condotta quando era pm. Se ne vadano, chiede lui, proprio i giudici che l’hanno condannato e provino “vergogna”. Una posizione che fa infuriare l’Associazione nazionale magistrati che usa tre aggettivi forti per bollare le sue dichiarazioni: “gravi, offensive e inaccettabili”. E sul sindaco è bufera. Un ex pm contro dei giudici, che viene a sua volta bacchettato dai suoi colleghi di un tempo. E con un altro magistrato che scende in campo, nella sua veste di presidente del Senato. Pietro Grasso senza mezzi termini sostiene che ”la legge Severino è una legge che va applicata, è stata già applicata anche ad altri sindaci. Penso sia inevitabile che sia applicata”. La norma, in particolare, prevede la sospensione e la decadenza degli amministratori locali in condizione di incandidabilità, tra i quali coloro che hanno riportato una condanna non definitiva. Il pallino passa in mano al prefetto al quale dovranno essere trasmessi dalla cancelleria del tribunale o dalla segreteria del pubblico ministero i provvedimenti giudiziari che comportano la sospensione. Il prefetto, accertata la sussistenza della causa di sospensione, provvede a notificare il relativo provvedimento agli organi che hanno convalidato l’elezione o deliberato la nomina. Ma De Magistris non ci sta. Se la prende proprio con quella norma che ora potrebbe portare alla sua sospensione. ”Vorrebbero applicare per me la sospensione breve, in base alla legge Severino, un ex ministro della Giustizia che guarda caso è difensore della mia controparte nel processo a Roma. E la norma è stata approvata mentre il processo era in corso”. E guarda oltre sottolineando che “siamo di fronte a uno Stato profondamente corrotto” dove ci sono atti, come la sentenza che lo ha condannato, che rappresentano delle “violazioni di legge”. Le parole sono forti. Punta l’indice contro “poteri criminali” e si sofferma sulla “melassa putrida che mette insieme pezzi di Stato che non hanno il coraggio di dirti in faccia che ti vogliono abbattere ma cercano sempre dietro le quinte di fregarti con procedimenti giuridici”. Nell’indiretto botta e risposta, Grasso spiega di non avere opinioni in merito ad eventuali dimissioni del sindaco di Napoli “che sarà di sicuro interessato da un provvedimento. Sa benissimo – spiega il presidente del Senato – che se non lo dovesse fare ci sarebbe comunque un provvedimento da parte del prefetto”. L’ex Guardasigilli Clemente Mastella, che si scontrò duramente con De Magistris ai tempi dell’inchiesta, pur ritenendo la legge Severino anticostituzionale, ne sottolinea la sua “inequivocabilità: l’ormai ex sindaco di Napoli dovrà essere sospeso, a meno che, con un minimo d’orgoglio morale, non decida di dimettersi”. Contro De Magistris prese di posizione trasversali da esponenti di tutte le forze politiche. Salvini, per la Lega, gli chiede di lasciare perchè ”dà fastidio ai napoletani”, la Carfagna (Fi), parla di ”città in ostaggio per il delirio di un uomo”, per Cicchitto (Ncd) ”De Magistris dovrebbe dimettersi dieci volte”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, sottolinea che ”la maggioranza che sostiene il sindaco deciderà cosa fare del governo della città. Dopo di che i napoletani saranno chiamati a decidere. A Napoli decideranno i napoletani e non commento”. Raffaele Cantone, ora a capo dell’Anticorruzione, amico dell’ex pm, sottolinea di ”non condividere nessuna parola” pronunciata da De Magistris perchè un ”magistrato rispetta le sentenze”. I riflettori sono ora puntati sul prefetto di Napoli, Francesco Musolino e sul pallino della sospensione. ”Non voglio essere sgarbato. Capirete che è un tema molto delicato”, ha detto ai giornalisti. ”Non posso dire nulla, stiamo aspettando la trasmissione della sentenza”. Sospensione automatica? Musolino sorride e saluta. (

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