Era l’ormai lontano 2007 quando il blocco operatorio dell’ospedale Moscati di Aversa venne chiuso per una serie di carenze strutturali. Oggi, 9 ottobre 2014, è stato finalmente riaperto, con una cerimonia di inaugurazione, alla presenza del direttore generale Menduni, del vescovo Angelo Spinillo, del direttore Danzi e del sindaco di Aversa Giuseppe Sagliocco. Il primo cittadino, in particolare, si è preso il merito di aver fatto stanziare, nel 2007, i tre milioni di euro impiegati per questa importante opera nel bilancio regionale. “Dovremmo poi interrogarci – ha detto nel suo intervento – del perché questi fondi sono rimasti inutilizzati per tutto questo tempo. I buoni amministratori devono agire affinché finanziamenti certi non vadano persi”. E tra i buoni amministratori si è sentito chiamato in causa Menduni. “Io sono arrivato nel 2011- ha detto – e non appena appreso del finanziamento ho allertato l’ufficio tecnico che, seppur sotto organico, ha predisposto il bando di gara. Siamo stati fortunati perché a vincerlo è stata una ditta siciliana che si è dimostrata preparata e puntale dandoci oggi la soddisfazione di poter inaugurare un blocco operatorio all’avanguardia, secondo soltanto a quello del Cardarelli”. Menduni ha poi rivendicato i meriti della sua azione: “Siamo un’azienda in attivo da tre anni. Siamo virtuosi e abbiamo potuto dedicare risorse a ristrutturare infrastrutture e acquistare macchinari”. Il Moscati di Aversa, ospedale di frontiera, ricorda Menduni: era in tutt’altre condizioni quando sono arrivato e oggi lo abbiamo trasformato. Non ci fermiamo e a breve investiremo un milione di euro per il pronto soccorso e a fine mese inaugureremo la nuova emodinamica”. Menduni ha anche promesso una maggiore attenzione per l’assistenza oncologica: “Stiamo studiando un progetto per migliorare l’assistenza e mettere fine ai viaggi della speranza. Aversa potrebbe essere sede di una struttura di medicina nucleare con un acceleratore lineare”. Ma le strutture da sole non bastano perché il blocco del turnover rappresenta un grande problema per la sanità regionale: “Oltre alla carenza sotto gli occhi di tutti c’è il rischio di non poter formare i giovani che entreranno in servizio perché il personale anziano a breve andrà in pensione”. Il vescovo Spinillo, prima della classica benedizione, ha ricordato l’importanza dell’assistenza per chi è in difficoltà e del ruolo strategico del nosocomio. “In questo periodo – ha concluso – si fa un gran parlare di bilanci ma pur comprendendo che bisogna far quadrare i conti non dimentichiamoci mai che tutto ha un senso solo in rapporto alle persone e ai bisogni di un territorio”.
Angelo Golia
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