A partire da oggi l’intero territorio europeo sarà interessato dall’operazione “Mos Maiorum”. L’operazione, coordinata dalla Direzione centrale dell’immigrazione e dalla polizia di frontiera del ministero dell’Interno italiano, in collaborazione con l’agenzia Frontex, si svolgerà dal 13 al 26 ottobre e avrà come obiettivo “perseguire l’attraversamento illegale dei confini”.
Il volantino diramato a tutte le questure prevede le modalità precise che dovrà assumere l’operazione, sottolineando che «I migranti che fanno ingresso illegale nel territorio dello Stato italiano, anche se soccorsi in mare, devono essere identificati mediante l’acquisizione delle generalità e il fotosegnalamento» e concludendo che «In ogni caso la polizia procederà all’acquisizione delle foto e delle impronte digitali, anche con l’uso della forza se necessario». Sono 18.000 gli agenti di polizia mobilitati i quali avranno il compito di perlustrare in particolare luoghi come treni e metropolitane, terminali bus, stazioni ferroviarie, aereoporti, autostrade e i confini interni all’Europa.
Oltre che l’inopportunità politica di un’operazione poliziesca di questa portata, ciò che sorprende è l’illegittimità giuridica di una tale impostazione che, evidentemente, ignora tutte le norme di diritto internazionale nonché la normativa interna. Di fatti, i migranti soccorsi in mare, così come quelli che in generale arrivano sul suolo europeo anche attraverso canali “straordinari”, fuggendo da guerra, fame e generali situazioni di pericolo per la propria incolumità, non fanno ingresso illegale.
Insomma, si parla di una grossa operazione che si configura come una vera e propria caccia all’uomo, prevedendo anche l’uso della forza se “necessario”.
Immediata è stata la risposta delle associazioni e dei movimenti su scala europea con la creazione di una rete attiva di solidarietà che, tra le altre cose, ha elaborato un avviso multilingue (http://hurriya.noblogs.org/post/2014/10/12/respingiamo-le-retate/) per allertare tutti i migranti senza documenti. Diversi, nei giorni scorsi, sono stati gli incontri all’interno delle diverse comunità presenti sul territorio napoletano per organizzare una risposta collettiva.
Luca Leva