di Mario De Michele
E no, egregio ex onorevole Lorenzo Diana, così non va. Sono ridicole e al tempo stesso inaccettabili le sue lamentele sull’amplificazione mediatica delle accuse, pesanti come il piombo, che le stanno piovendo addosso ormai da mesi. Sul suo profilo Facebook lei sostiene che “nei prossimi giorni sarà opportuno anche riflettere pubblicamente su come le calunnie di delinquenti (incarcerati) contro chi lo Stato ha deciso di tutelare per i rischi di vita corsi nel contrasto alla camorra, ricevano un’amplificazione mediatica in modo unilaterale senza un’informazione completa”. Ha la memoria corta, illustre ex senatore. Quando nel mirino della magistratura finiscono i politici il “clamore mediatico unilaterale” non è mai mancato. E lei lo sa bene, benissimo. È sempre stato uno dei più bravi a cavalcare le campagne di informazione contro i suoi “colleghi”. Non ha mai perso l’occasione di intervenire a mezzo stampa per puntare l’indice contro questo o quel politico (amico o nemico) incappato nelle maglie della giustizia. Ha emesso preventive sentenze di condanna contro tutto e tutti. Da instancabile paladino della legalità non ha mai smesso la toga del giudice. Non si è mai posto in passato il problema dell’equilibrio tra accusa e difesa. Tra ipotesi di reato e presunzione di innocenza. È stato il più giustizialista tra i giustizialisti. Ora che è diventato lei, caro Diana, il bersaglio della Dda di Napoli invoca una riflessione pubblica sulla mancanza di “un’informazione completa”. Non ci dica di essere stato folgorato sulla via di Damasco del garantismo? Sarebbe incredibile. E, ce lo consentirà, poco onorevole. Lei, intransigente Torquemada della politica, Santo inquisitore per eccellenza, ora vorrebbe trovare rifugio sotto l’ombrello protettore di un’informazione “a 360 gradi”. Un po’ meschino, non le pare? O quanto meno poco credibile. Nel post sulla sua bacheca Fb, lei inoltre scrive: “Non temo che escano -indebitamente – da uffici carte riservate, ma che sia informazione parziale, senza che il calunniato possa far valere quanto risulta agli stessi uffici dello Stato. Si accerti a 360 gradi perché non ho da temere e mia volontà è collaborare pienamente, ma ben venga un’informazione completa, che per ora non mi resta che affidarla ai social network”. Ma come? Solo ora, emerito ex senatore Diana, si accorge che “escono indebitamente da uffici carte riservate”? Ma sta scherzando o crede di prendere in giro tutti, lettori e addetti ai lavori? È da decenni che gli organi di informazione pubblicano in ampio anticipo fatti e circostanze giudiziarie che in alcuni casi non conoscono neanche le persone coinvolte. Anche questo lei lo sa bene. Conosce alla perfezione i meccanismi. E chi “passa” le informazioni e come le veicola. Lei è un esperto, suvvia. Adesso che è lei ad occupare il banco degli accusati si scandalizza? Siamo seri, per favore. Egregio ex onorevole Diana, lei è innocente fino a prova contraria. Noi le auguriamo di dimostrare la sua estraneità ai fatti. Ma non le concediamo il diritto di rivendicare un “giusto processo” anche sugli organi di informazione. La sua storia non glielo consente. Chi di giustizialismo colpisce di giustizialismo perisce. Ed è surreale che proprio lei cerchi goffamente di apparire come una vittima del sistema mediatico. Lei quel sistema lo ha alimentato. Per anni. E ne ha beneficiato. Secondo la Dda di Napoli, illustre ex onorevole Diana, lei è stato un professionista dell’antimafia. Ha sfruttato la presunta lotta alla camorra per fare carriera politica. Lo sostiene la Procura, certo. E per noi che siamo veri garantisti è ancora tutto da dimostrare. Ma come negare che si tratti di una notizia clamorosa? Altro che amplificazione mediatica. Altri per molto meno sono stati massacrati dai mass-media senza che nessuno dicesse una parola. Men che mai lei, caro Diana.