di Mario De Michele
Premessa. Filippo Fecondo è innocente fino a prova contraria. Lungi da noi, garantisti full time e non a giorni alterni, puntare l’indice contro una persona che per ora è solo indagata, seppure per un reato gravissimo come il concorso esterno in associazione camorristica. Per noi il dettato costituzionale è sacro: si è colpevoli solo dopo il terzo grado di giudizio. Non cadremo mai nella tentazione di fare processi mediatici. Ma l’inchiesta della Dda di Napoli sull’ex primo cittadino di Marcianise è un macigno politico che si abbatte sul Pd e sul candidato sindaco Antonello Velardi, fortemente voluto e appoggiato dal gruppo dem locale che fa riferimento a Fecondo. Se da un lato la giustizia deve fare il suo corso, dall’altro la politica deve intervenire prima della magistratura. Non lo diciamo noi. Lo sbandierano ai quattro venti i vertici nazionali democrat, a partire dal lider maximo Renzi. E lo ha sempre sostenuto il commissario provinciale del Pd casertano Franco Mirabelli. E qui arriviamo al cuore del problema politico. Mirabelli, che per giunta è capogruppo nella commissione parlamentare Antimafia (a volte il destino è beffardo) ha imposto manu militari come candidato sindaco Velardi a discapito di Dario Abbate, storico dirigente del Pd, già segretario provinciale del partito. Il senatore antimafia ha sempre e solo dialogato con l’area Fecondo chiudendo la porta in faccia ai supporter (la stragrande maggioranza della sezione) di Abbate, considerati evidentemente figli di un Dio minore. L’indecente modus operandi di Mirabelli, che si è opposto alle primarie (lo ha fatto solo a Marcianise) nel timore che Velardi le perdesse, come con ogni probabilità sarebbe accaduto, e la decisione di consegnare il simbolo del Pd nelle mani del giornalista, ha costretto Abbate a candidarsi per la prima volta in vita sua contro il suo partito a capo di un ampio e variegato schieramento civico. Una decisione obbligata e comprensibile. L’ex segretario provinciale democrat è stato trattato a pesci in faccia, mortificato sia sul piano politico che personale. Mirabelli gli ha fatto pagare a caro prezzo e con un atteggiamento ai limiti del banditismo politico la sua battaglia per le primarie. Abbate non ha voluto chinare la testa. E Mirabelli gliel’ha tagliata. Il commissario provinciale Pd ha puntato su Fecondo. Ora il suo riferimento politico locale è accusato di reati di camorra. Uno smacco tragicomico per il senatore antimafia. Per limitare i danni dovrebbe sospendere Fecondo dal partito (la politica deve intervenire prima della magistratura, ricordate?) e chiedere scusa ad Abbate. Ma forse anche questo servirebbe a poco. Come sarebbe inutile che il novello paladino della legalità Velardi prendesse le distanze da Fecondo, suo sponsor politico. Conclusione. Egregi Mirabelli e Velardi, mettetevi l’anima in pace. Avete fatto una colossale e irrimediabile figura di m…