Ombre sull’ex sindaco di Aversa (Caserta) Domenico Ciaramella emergono dall’inchiesta della Dda di Napoli che ha portato in carcere l’imprenditore edile Ferdinando Di Lauro, ritenuto vicino all’ex capoclan dei Casalesi Antonio Iovine, detto “‘o Ninno”, oggi collaboratore di giustizia. E’ proprio Iovine, in un interrogatorio reso ai pm della Direzione Distrettuale Antimafia del giugno 2014, a tirare in ballo l’ex primo cittadino, che peraltro non risulta indagato. “O’ ninno” racconta di quando “Di Lauro aveva acquistato unitamente a un socio di Napoli un terreno di 50mila metri quadrati inserito nell’area Pip di Aversa. Il nostro obiettivo era ottenere la trasformazione del terreno in zona edificabile”. “Di Lauro – dice ancora il collaboratore di giustizia – mi coinvolse in quanto a me molto legato, eravamo praticamente un tutt’uno, e mi chiese se poteva rivolgersi all’allora sindaco di Aversa Domenico Ciaramella, persona che io conoscevo direttamente, sia in quanto lontano parente, anche perché come commercialista aveva curato società a me riconducibili”. “Ovviamente – continua “o’ ninno” – noi sapevamo bene che, per un verso, il Di Lauro era notoriamente mia espressione, dall’altro che il sindaco appositamente contattato tramite lo stesso Di Lauro e Cerullo Antonio (fedelissimo di Iovine, ndr), si dichiarò ben disponibile a favorirci. Il Di Lauro spendeva del tutto legittimamente il mio nome, in quanto eravamo praticamente soci” aggiunge Iovine”. In un ulteriore interrogatorio, Iovine, distingue le due categorie di imprenditori legati al clan, ovvero coloro che come Di Lauro erano diventati suoi soci occulti, acquistando un cosiddetto “pacchetto-assistenza”, dagli operatori che invece mantenevano una certa autonomia dalla cosca pur venendone spesso favoriti nella gare d’appalto. Il pacchetto-assistenza, spiega il collaboratore, faceva nascere “una società imprenditore-camorra che usava come paravento formale l’impresa dell’imprenditore colluso e che nascondeva la vera società, che era, come detto, una società imprenditore-camorra” In cambio, l’imprenditore colluso “si garantiva che nessuna famiglia disturbasse i lavori, e la possibilità di chiedermi di intervenire o di spendere anche solo il mio nome nei confronti di fornitori, dipendenti, funzionari comunali, sindaci, che potevano intralciare, anche legittimamente, i lavori. Per questo – conclude l’ex boss – autorizzai Di Lauro a spendere il mio nome presso l’allora sindaco Ciaramella”.

 

 

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