Il Governo punta il dito contro i ‘poteri forti’ e, dopo il varo del ‘salva-Italia’ per mettere a posto i conti, prova a dare una spinta allo sviluppo con il decreto ‘cresci-Italia’. E a recuperare risorse per famiglie e imprese allentando i vincoli (le ‘tasse occulte’, come le definisce il premier, Mario Monti) che da anni tengono ‘ingessato’ il Paese.
Un impatto – spiega lo stesso premier – che potrebbo portare ad una crescita della ricchezza prodotta a due cifre: +10%. Questo l’obiettivo dichiarato del pacchetto liberalizzazioni varato oggi dopo una riunione ‘fiume’ del Cdm di oltre 8 ore. ‘E’ strutturale’, spiega il premier che ricorda i tre vincoli italiani: ‘concorrenza insufficiente, inadeguatezza delle infrastrutture e complicazione delle procedure amministrative’. Ora il pacchetto liberalizzazioni, insieme a quello infrastrutture, viaggia verso il Parlamento e la prossima settimana – annuncia Monti – sarà integrato da un decreto per le semplificazioni. Forse allora si scioglierà il nodo del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese. ‘Dobbiamo rispettare i vincoli di bilancio – spiega il ministro per lo sviluppo, Corrado Passera – ma dobbiamo fare qualcosa’.
Taxi, gas, rc auto, ferrovie, farmacie, notai: questi solo alcuni dei capitoli toccati. Ma dai partiti arrivano mugugni e i primi ‘no’. Non sulle singole misure (alcune, più contestate, saltate come quella ribattezzata ‘trivella-facile), proprio sull’impianto complessivo. Insomma per alcuni (il Pd) si poteva fare di più mentre per altri (il Pdl) si è fatto troppo. Ma c’é anche chi, tra i partiti, chiede di andare avanti. Così è facile immaginare che il percorso tra Palazzo Madama (dove dovrebbe iniziare l’esame) e Montecitorio riserverà non poche sorprese. Molte intanto le modifiche apportate dallo stesso esecutivo ai primi testi circolati.
Segno che lo sforzo per intervenire sulla materia è di non poco conto. Un esempio per tutti è quello della norma sui taxi che dopo le proteste e gli scontri di questi giorni è stata modificata più volte e alla fine è stata riaffidata all’Autorità per le reti che nascerà dal potenziamento dell’Autorità per l’energia. Un percorso che però lascerebbe ancora 6 mesi di tempo per intervenire. Inoltre – spiega il sottosegretario alla Presidenza, Antonio Catricalà – si è andati incontro ad alcune richieste delle auto bianche: non ci saranno più licenze in capo ad un solo soggetto e anche l’extraterritorialità sarà valutata insieme ai Comuni.
Altro fronte caldo è quello delle farmacie. Ma il ministro della Salute, Renato Balduzzi, spiega che i farmaci di fascia C rimarranno. Ci sarà però anche un ‘unico grande concorso straordinario per l’apertura di oltre cinque mila farmacié. Insomma qualche concessione e qual che conferma. I benzinai intanto non potranno scioperare per più di tre giorni, ricorda il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi, Roberto Alesse. E si attende di sapere come si muoveranno le molte sigle del settore, tra chi sciopera e chi annuncia il ritiro delle agitazioni. Salta la norma sullo scorporo di Rfi, mentre resta la separazione tra Eni e Snam. Si toglie invece ‘qualche granello di sabbia’ – dice Catricalà – al meccanismo della class action che dovrebbe essere così più semplice. E mentre il Cdm si ferma alcuni minuti per uno ‘spuntino’ arriva la notizia che un’altra categoria sale sulle barricate: gli avvocati che incroceranno le braccia contro le ‘liberalizzazioni selvagge’ del Governo. Protestano anche i notai: ne arriveranno 500 in più, annuncia il Guardasigilli Paola Severino. E aggiunge: ci sarà anche il Tribunale delle imprese: ‘che aiutera’ l’economià.
A conti fatti Monti spiega la filosofia dell’intervento. L’obiettivo delle liberalizzazioni non è stato quello di introdurre ‘un po’ di giungla per favorire l’economià ma quello di strutturare ‘regole di mercato’, ha detto. E ha poi rivendicato. ‘Credo che – afferma – nessuno possa dire che ce la siamo presa con i piccoli e con i poteri deboli e che abbiamo lasciato tranquilli i grandi e i poteri forti’. Ma la partita non è chiusa. La parola ora passa al Parlamento. ‘Confido – dice comunque Monti – che l’esame possa essere breve, così come per il decreto Salva Italia’.