Era pronto “in linea concettuale a colpire in Italia” il tunisino di 41 anni Khemiri Mohamed Kamel Edine, arrestato questa mattina a San Marcellino, nel Casertano, con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo perché ritenuto un adepto dell’Isis, per cui faceva propaganda su internet anche attraverso la diffusione di un vademecum con le regole del “jihadista solitario”. Lo ha rivelato nella conferenza stampa tenutasi alla Procura di Santa Maria Capua Vetere il generale del Ros Giuseppe Governale. Governale ha spiegato che “Khemiri non ha compiuto azioni concrete, ma dalle indagini è emersa la possibilità che potesse colpire. E’ un soggetto molto pericoloso, anche perché è un tipo intelligente che sapeva farsi ascoltare. E tra l’altro era il factotum della moschea di San Marcellino”. Per gli inquirenti il tunisino, che viveva nell’appartamento sopra il luogo di culto islamico e che qualche conoscente e amico chiamava “Bin Laden”, oltre ad essere a capo di un gruppo che forniva a stranieri permessi di soggiorno con documenti falsi, facendosi pagare 600 euro a pratica, era molto attivo dal punto di vista ideologico e nell’azione di propaganda dei principi dell’Isis; non si è mai fatto fotografare con armi, come altri aspiranti terroristi, ma ha sempre commentato con tono entusiastico, con parole come “giustizia è fatta”, gli attentati avvenuti a Parigi nel gennaio 2015 contro il giornale satirico Charlie Hebdo, a Copenaghen, oppure a Tunisi al Museo del Bardo. In arabo aveva scritto sul suo profilo, poi chiuso, “io sono isissiano finchè avrò vita e se morirò esorto a farne parte”. Sempre sul suo profilo Facebook campeggiava la foto di una bandiera francese calpestata con un anfibio. Intercettato nella sua auto, Khemiri sentiva continuamente litanie islamiche, al computer si collegava spesso con siti legati all’Isis, diffondeva il decalogo del terrorista solitario, con regole concrete come quella di evitare di essere visto dalle telecamere di sorveglianza dei luoghi prescelti per un attentato, o di far perdere le proprie tracce subito dopo aver colpito; il 41enne inoltre chattava con persone residenti all’estero, e non identificate, ma che secondo gli inquirenti potrebbero orbitare nella galassia del fondamentalismo. Nonostante tali elementi però il Gip del Tribunale di Napoli ha rigettato la richiesta di arresto presentata dal sostituto procuratore di Napoli Francesco Regine, in quanto ha ritenuto che Khemiri non avesse “compiuto alcuna azione concreta o preparatoria”.

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