Palloncini bianchi e un lungo applauso salutano il feretro del bimbo ucciso a 7 anni a Cardito dalla furia omicida del convivente della madre, ucciso a botte e bastonate per avere rotto la sponda di un lettino. Una brutta storia di violenza che si lascia dietro dolore ma anche rabbia che neanche oggi nella chiesa di San Giuseppe a Pompei si sono dissolte. L’arcivescovo Tommaso Caputo ha celebrato i funerali e ha messo in guardia contro «la folle abitudine al male» rivolgendo il pensiero anche alle sue due sorelline, «colpite loro da una violenza cui speriamo ora siano sottratte per sempre». Ma nemmeno queste parole sembrano placare le tensioni causate dalla tragedia di domenica scorsa a Cardito: il padre e la madre della piccola vittima, da tempo separati, siedono lontani senza scambiarsi uno sguardo. E alcuni parenti di lui inveiscono all’indirizzo della donna, prima di essere allontanati dalle forze dell’ordine.

Il reo confesso dell’omicidio, Tony Essobti Badre, 24 anni, venditore ambulante, è in carcere, guardato a vista. Agli inquirenti ha raccontato che la sua convivente, 30 anni, aveva cercato inutilmente di placarlo mentre lui in preda a un raptus colpiva a calci, pugni e con il manico di una scopa il bimbo di 7 anni e una delle sue sorelline, finita in ospedale con ferite definite «raccapriccianti» dai medici, ma ora fuori pericolo. Una vicenda sulla quale le indagini della procura di Napoli nord proseguono, per accertare se nel recente passato vi fossero stati segnali di violenze ai danni dei bambini che la mamma possa aver nascosto o sottovalutato. In chiesa ci sono centinaia di persone, oltre ai sindaci di Pompei, Cardito e Massa Lubrense, il comune di cui è originaria la mamma della piccola vittima.

«La tua morte – dice monsignor Caputo – è un irreparabile sfregio all’umanità. Esiste una folle abitudine al male. Ci fa diventare indifferenti e ci impedisce di cogliere i momenti e le situazioni di crisi. Anche le istituzioni fanno sempre più fatica ad approntare interventi adeguati e soprattutto a mettere in atto misure di prevenzione». La madre del bimbo, già oggetto delle invettive dei familiari del padre del piccolo all’entrata in chiesa, ha dovuto lasciare l’edificio, sorretta e scortata, da un’uscita secondaria. «Ero sotto choc dopo avere assistito al pestaggio, non riuscivo a muovermi», avrebbe raccontato la donna ripercorrendo i terribili momenti in cui il suo convivente si era accanito contro il figlio. Ma la procura prosegue gli accertamenti sulla donna, che lo scorso anno si era trasferita con i tre figli da Massa Lubrense a Cardito per convivere con Badre. Gli inquirenti vogliono verificare se la 30enne abbia delle responsabilità in quello che è accaduto; importanti in tal senso sono le dichiarazioni che sta rilasciando dalla stanza dell’ospedale Santobono la figlia ricoverata. La piccola, come la sorellina ora in una comunità, erano assenti al funerale. Il tribunale per i minori deciderà del loro futuro. Il sindaco di Cardito, Giuseppe Cirillo, ripete che tutta la comunità locale è pronta ad ‘adottarle per offrire loro una vita migliore.

 

 

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