Diceva di avere un progetto per il futuro – «oggi stesso andrò dall’avvocato per avviare le pratiche di separazione, sei contento?» -, parlava di quando sarebbero stati «più grandi» e di un futuro insieme: «Quanti figli pensi di volere?». Emergono nuovi dettagli dalle 175 pagine di chat depositate agli atti dell’inchiesta che ha portato ai domiciliari la 31enne professoressa di ripetizioni private di origini campane (della provincia di Napoli), di professione infermiera, accusata di atti sessuali con un minore di 14 anni e violenza sessuale per induzione. Dal 2017 fino a poco più di un mese fa ha avuto una relazione con un ragazzino che, all’inizio della storia, aveva solo 13 anni. Hanno avuto anche un figlio. Nell’ordinanza si legge che la donna avrebbe «soggiogato» l’adolescente, ricattandolo e costringendolo a portare avanti quella storia morbosa. Lo ha anche minacciato, per mesi, dicendo che in caso di rifiuto si sarebbe suicidata: «Non ce la faccio ad amare a senso unico», gli scrive il 14 febbraio. A incastrare l’indagata, oltre al test del Dna che ha confermato che il bimbo nato 7 mesi è figlio del quindicenne, sono proprio le chat acquisite dalla procura.
Quando il ragazzo, dopo giorni di pressioni estenuanti e di fronte alla minaccia della donna – «mi uccido» -, dice di amarla, lei sostiene che si separerà subito dal marito. Lo stesso marito che è stato indagato per avere alterato lo stato di nascita del neonato, dichiarando che fosse suo figlio, nonostante sapesse che il vero padre era l’adolescente, oggi quindicenne. «Sto meglio perché so che mi ami», scrive la donna al ragazzino. E commentando il progetto del divorzio chiede: «Sei contento?». Lui tentenna, «forse è più intrigante se resti con tuo marito», scrive. L’infermiera lo accusa di volerla solo come amante. È delusa perché durante il loro ultimo incontro lui aveva detto «che si vedrebbe insieme a lei nel futuro».
L’adolescente replica che non sa «come si evolveranno le cose», non sa se avranno «una relazione stabile». La donna si arrabbia e il giovane, allarmato, si giustifica: «Era solo una riflessione». Alle 22.08, l’infermiera dice di avere «ripreso lo Xanax» e di aver «paura di morire durante la notte». L’altro ieri, convocato dai pm Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli e dalla Squadra Mobile per essere interrogato, il marito della donna non si è presentato e, tramite il suo legale, ha fatto sapere di volersi avvalere della facoltà di non rispondere. Gli avvocati Mattia Alfano e Lorenzo Nistri, che assistono la donna, hanno già presentato al riesame istanza di revoca della misura. Prima, però, ci sarà l’interrogatorio di garanzia dell’infermiera, fissato per il 2 aprile. Intanto i risultati del test del Dna disposto sull’altro figlio della coppia, che ha 11 anni, hanno confermato che il padre è il marito della donna.
La verifica è stata effettuata perché la procura ritiene che l’indagata abbia avuto contatti – e forse rapporti – anche con altri minori. Un sospetto che sembra trovare conferme dalle verifiche effettuate sul computer e sul cellulare della trentunenne: gli inquirenti hanno trovato scambi con un altro adolescente, mentre nella cronologia delle ricerche internet sono stati recuperati siti pedopornografici. Riscontri arrivano anche dalle dichiarazioni di alcuni testimoni. La titolare della palestra frequentata sia dal ragazzino che dal figlio maggiore della donna ha raccontato ai pm di avere notato «comportamenti sospetti: una sera sono entrata nello spogliatoio dei bambini, utilizzato sia da maschietti che da femminucce accompagnati dai genitori, ho visto quella donna appoggiata alla colonna del muro delle docce, che parlava con il quindicenne, mentre lui si faceva la doccia. Non distoglieva lo sguardo dal suo corpo. Dopo quell’episodio dissi a lui di trasferirsi nello spogliatoio degli uomini».
Non è tutto: «All’uscita, dopo che suo figlio si era cambiato, lei aveva l’abitudine di rientrare nello spogliatoio, lasciando il piccolo sulla panca. Puntualmente, andava via quando usciva anche il quindicenne».