“Una quasi opera contemporanea, un esperimento in musica che si avventura all’interno del dibattito sulla legalita’, cercando di restituire un senso a questa parola cosi’ difficile, complicata, ‘abusata’, elusa, ogni giorno”. Cosi’ Emanuela Giordano, regista teatrale e autrice della drammaturgia, descrive il suo nuovo spettacolo ‘Dieci storie proprio cosi” in scena al Teatro San Carlo di Napoli domani alle 11, e in replica tutti i giorni, sempre alle 11, fino a sabato 3 marzo, per la stagione Educational 2011-2012. ‘Dieci storie proprio cosi” sono dieci storie di impegno civile, come quelle, tra gli altri, di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Don Giuseppe Diana, Giancarlo Siani, di dolore e di riscatto raccontate senza enfasi o intenti celebrativi.
Le storie si intrecciano tra loro in una sorta di Spoon River in cui le voci di giovani attori napoletani diventano coro organico di queste testimonianze. Il Massimo partenopeo unisce per l’occasione tutte le sue forze: orchestra e coro di voci bianche (entrambi diretti da Stefania Rinaldi), la scuola di ballo diretta da Anna Razzi, il corpo di ballo diretto da Alessandra Panzavolta, tecnici e maestranze. ‘Quasi un corpo unico – sottolinea la regista – le cui energie sono impiegate in un lavoro di collaborazione per promuovere un progetto speciale in cui musica, canto, e coreografia si mettono al servizio di piccole e grandi storie che costituiscono il mosaico complesso del nostro vivere civile. Ecco perche’ come sintesi dello spirito di questo lavoro e’ stata scelta la frase del filosofo Hegel Nel mondo nulla di grande e’ stato fatto senza passione”. “Sono le storie delle nostre famiglie, della nostra personale tragedia e del nostro impegno”, aggiunge Paolo Siani, presidente della Fondazione Polis e fratello del giornalista del Mattino Giancarlo Siani. “Noi, i familiari delle vittime innocenti della criminalita’ – aggiunge – vi raccontiamo con il lavoro di Emanuela Giordano, che non siamo scappati, pur avendo subito il torto piu’ grande di tutti, perche’ siamo convinti che possiamo farcela. Attraverso il ricordo dei nostri cari, con l’impegno dei giovani, con la partecipazione delle Istituzioni e attraverso la bellezza dell’arte vogliamo credere nel cambiamento”.