di Nicola del Piano Con ancora nell’aria l’eco delle ultime note del festival di Sanremo, l’Italia del 2012, forse mai come oggi, scopre, anche in quella che rappresenta un’istituzione culturale nazionale, l’orribile differenza tra forma e sostanza. Il ridicolo cala la maschera e si scopre sempre più per quello che è. Anche a chi fino ad oggi ha mostrato di non vedere. Quanta distanza vi è tra le tre vincitrici (donne) e le tre vallette (donne) della manifestazione canora, in termini di cultura, di “bellezza”, di decenza. Ne esce un’immagine della donna umiliata e offesa, ma anche rafforzata nel suo coraggio di mostrare le sue autentiche potenzialità e la sua vera, splendida natura. Una differenza sostanziale. La differenza di Arisa con il suo talento e del collegio tutto femminile della Corte d’Appello di Milano giudice di Berlusconi Silvio, la differenza di tante donne e ragazze che ogni giorno lavorano e lottano, decidendo di non tradire la propria dignità.
La storia culturale del rapporto tra uomo e donna si ritrova necessariamente nel riconoscimento dei diritti delle donne, anche in Italia. Secondo una ricerca condotta nel 2006 dall’Istat per conto del Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità, sono stimate in 6 milioni e 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di età considerata). Circa un milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (il 4,8%). Per diversi motivi, sopratutto legati ancora alla sottomissione e alla paura, nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate: circa il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner. Anche nel caso degli stupri la quasi totalità non è denunciata (91,6%). È consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite (33,9% per quelle subite dal partner e 24% per quelle da non partner).
La più importante legge che tutela la donna è la legge n. 66 del 15 febbraio 1996, ove la violenza sessuale è stata finalmente qualificata laicamente come delitto contro la libertà personale, non rientrando più tra i “delitti contro la moralità pubblica ed il buon costume”, riconoscendo una maggior gravità alla violenza sessuale rispetto alla precedente normativa. Per quanto riguarda le violenze avvenute nell’ambito familiare, secondo la legge n. 154 del 4 aprile 2001, si può denunciare una violenza fino a tre mesi dal suo accadimento. E’ sufficiente presentarsi presso la Questura o presso la sede dei Carabinieri o della Polizia più vicini, con il certificato medico che attesta l’avvenuta violenza. E’ possibile allontanare da casa il coniuge o altro convivente. Se la sua condotta è giudicata pericolosa per l’integrità fisica o morale o per la libertà dell’altro coniuge o convivente o dei suoi prossimi congiunti, su ordine cautelare del Giudice possono essere applicate misure di protezione sociale.
Di stupide e scialbe vallette il paese ne è pieno e se, da un lato, elle rappresentano quasi sempre ciò che italiano non è (sono per lo più straniere), quasi come se l’uomo nostrano avesse bisogno di colmare il suo vuoto con illusoria bellezza, il suo mal celato razzismo con avvenenti lustrini, le vincitrici e vittoriose donne sono tutte italiane, così come italiani sono i tanti uomini pronti ad affiancarle e a precederle nella tutela dei loro diritti.
Nicola del Piano