Il tribunale accoglie il maxi ricorso di Gennaro Oliviero, presentato da 200 persone, il Partito democratico lo disinnesca. In vista dell’udienza del 24 novembre, quando i giudici di Santa Maria Capua Vetere andranno nel merito, la commissione nazionale per il congresso ha revocato il via libera alla platea degli iscritti. I 3.200 iscritti resteranno in freezer fino a dopo le primarie. Dopo la consultazione aperta saranno nuovamente vagliate le tessere e ci sarà il disco verde definitivo. L’offensiva di Oliviero (hanno fatto bene a presentare ricorso”) ha sortito l’ennesimo buco nell’acqua. Il ricorso non inciderà per nulla sul piano politico. Roma ha dato un segnale chiarissimo: la politica non si fa nelle aule di giustizia. L’unico risultato (un capolavoro) ottenuto dal presidente del consiglio regionale della Campania è stato quello di far saltare le convenzioni nei circoli. Alle primarie non si pone il problema tesseramento: possono votare tutti. Eventuali altri ricorsi (Oliviero ne starebbe facendo preparare circa 500) non serviranno a nulla. Peraltro nel 2023 si procederà a un altro tesseramento. Insomma la farsa dei ricorsi è servita nei fatti a mettere Oliviero fuori dal partito. Da Letta, a Bonaccini alla Schlein fino ai referenti delle correnti ha tutti una posizione chiara: “Chi ha portato il Pd in tribunale deve andarsene”. Oliviero farà ricorso anche contro la sua cacciata? Nel frattempo continuano i contatti con Matteo Renzi. Se la sua storia dem finirà traumaticamente approderà sulla riva di Italia viva. Ne diverrebbe il leader campano. In caso di salto della quaglia quanti accoliti lo seguiranno?
Mario De Michele