I combattenti Wagner hanno lasciato Rostov tra gli applausi della folla e spari in aria: lo documenta un video circolato su Twitter e verificato dalla Bbc. Nella clip si vede un mercenario Wagner che spara in cielo con il suo fucile mentre lui e altri del gruppo Wagner si ritirano da Rostov mentre gruppi di civili lungo le strade applaudono e incoraggiano i combattenti. Altri filmati documentano il sostegno pubblico dimostrato al gruppo di mercenari nella città. Almeno 15 militari dell’esercito russo, intanto, sono morti nel corso dell’avanzata di ieri verso Mosca dei combattenti della compagnia militare privata. Lo riporta il sito bielorusso indipendente Nexta citando canali Telegram filo-Cremlino. Oggi i servizi dei treni e degli autobus da e per Rostov sul Don sono ripresi normalmente e le autostrade che collegano la città con il resto della Russia sono state riaperte dopo le interruzioni di ieri, quando i miliziani si erano impadroniti della città. Lo ha detto l’ufficio del governatore citato dall’agenzia Ria Novosti. I combattenti del gruppo Wagner si stanno ritirando anche dalla regione di Voronezh. Lo rende noto il governatore, Alexander Gusev. “Il movimento delle unità della Wagner attraverso la regione di Voronezh sta procedendo normalmente e senza incidenti”, ha detto e ha aggiunto che le restrizioni di viaggio imposte ieri contro l’ammutinamento saranno revocate una volta che “la situazione sarà finalmente risolta”. E’ stato inoltre spento nelle prime ore di stamani il vasto incendio che era divampato in un grande deposito di petrolio vicino alla città. I vigili del fuoco sono riusciti a spegnere le fiamme che hanno distrutto un serbatoio da cinquemila tonnellate di cherosene per aviazione, fa sapere il ministero per le situazioni di emergenza nella regione. Ieri la mediazione del presidente bielorusso Lukashenko. Il Cremlino non perseguirà le milizie ribelli e il loro leader Yevgeny Prigozhin andrà in Bielorussia. Dopo aver lanciato la sua sfida direttamente al presidente russo, il capo della milizia aveva annunciato la marcia indietro, fermandosi a 200 chilometri da Mosca, ‘per evitare un bagno di sangue russo’. Nella mattinata di ieri il presidente russo Vladimir Putin aveva definito l’azione dei miliziani ‘una pugnalata alle spalle portata da traditori’. A meno di 24 ore dalla ritirata a 200 km da Mosca, Yevgeny Prigozhin sembra intanto scomparso nel nulla, o comunque resta in silenzio. Il leader dei miliziani della Wagner aveva accettato ieri di lasciare la Russia e di andare, al momento, in Bielorussia, insieme ai suoi uomini, in un accordo mediato da Minsk. Tuttavia, dove si trovi in questo momento non è chiaro. Le ultime informazioni sono di ieri sera, con un video di Prigozhin che lasciava il quartier generale del distretto militare a Rostov sul Don dopo aver accettato di trasferirsi in Bielorussia. In base all’accordo, le accuse penali contro Prigozhin saranno ritirate, ma rimangono molte domande sui dettagli. Per quanto riguarda i combattenti della Wagner, il portavoce del Cremlino Peskov ha detto che non dovranno affrontare azioni legali per aver preso parte alla marcia verso Mosca, dicendo che il Cremlino ha “sempre rispettato le loro azioni eroiche” in prima linea in Ucraina. Ma, secondo gli esperti, come per l’accordo, rimangono molte domande sul destino dei miliziani dopo la loro rivolta di breve durata. Il comandante ceceno Ramzan Kadyrov ha confermato che unità speciali delle forze ai suoi ordini sono state inviate ieri verso Rostov ed erano pronte a intervenire contro le forze della Wagner, ma poi, “grazie e Dio onnipotente, la situazione si è conclusa senza uno scontro”. Ieri Kadyrov si era detto pronto ad aiutare il presidente russo Vladimir Putin a “schiacciare” la ribellione del capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin. La radiotelevisione cecena Grozny aveva detto che 3.000 militari delle forze speciali cecene erano stati inviati verso le “aree di tensione”. Secondo il New York Times, che cita fonti dell’intelligence, le autorità statunitensi erano state informate da giorni dei piani del capo del gruppo di mercenari Wagner Yevgeny Prigozhin. I responsabili della sicurezza nazionale degli Stati Uniti erano sono stati avvertiti mercoledì scorso che Prigozhin si stava preparando ad agire. La loro preoccupazione immediata era come questo avrebbe influenzato il controllo di Mosca sul suo arsenale di armi nucleari. L’intelligence statunitense seguiva da mesi le crescenti tensioni tra il capo Wagner e i vertici militari russi, incluso il ministro della Difesa Sergei Shoigu. E Antony Blinken ha parlato con il ministro degli Esteri polacco Rau Zbigniew per discutere della situazione in Russia. Lo ha annunciato il segretario di Stato Usa si Twitter sottolineando che “gli Stati Uniti continueranno a coordinarsi con alleati e partner”. Intanto, l’Istituto per lo studio della guerra (Isw) sostiene che l’ammutinamento di Yevgeny Prigozhin sarà pure fallito, ma il Cremlino si trova ora ad affrontare una situazione “profondamente instabile”. Il fallimento della ribellione e la “soluzione a breve termine” – sotto forma di un’apparente tregua con il Gruppo Wagner – probabilmente “danneggeranno in modo sostanziale” il governo di Putin e lo sforzo bellico russo in Ucraina, scrivono gli analisti dell’Isw. “La ribellione ha messo a nudo la debolezza delle forze di sicurezza russe e ha dimostrato l’incapacità di Putin di usare le sue forze in modo tempestivo per respingere una minaccia interna, erodendo ulteriormente il suo monopolio sulla forza”. Gli analisti hanno anche osservato che i combattenti Wagner sono stati – in alcuni casi – accolti calorosamente dai residenti di Rostov-sul-Don. Sul fronte bellico, una esplosione è stata udita nella regione di Zaporozhzhia, a quanto riportato dall’emittente ucraina Suspilny ripresa da Ukrainska Pravda, dopo un allarme aereo sulla città e l’area circostante. “L’aeronautica ha esortato i residenti locali a rimanere nei rifugi a causa dell’uso di armi balistiche provenienti dal territorio occupato”. Anche la russa Tass dà notizia dell’esplosione citando l’ucraino Obshchestvennoye, precisando che “sirene per raid aerei stanno attualmente risuonando nelle aree controllate da Kiev della regione di Zaporozhzhia”. Nella notte, inoltre, bombe russe hanno colpito nove villaggi nell’oblast di Sumy e la città di Nikopol, nell’oblast di Dnipropetrovsk, con almeno un morto. L’amministrazione militare dell’oblast di Sumy ha riferito su Telegram dei bombardamenti, avvenuti ieri sera tardi. Quasi in contemporanea il presidente del consiglio regionale di Dnipropetrovsk, Mykola Lukashuk, ha fatto sapere che le bombe russe hanno ucciso un uomo di 71 anni a Nikopol. Un uomo di 44 anni è morto in seguito a un raid russo che ha colpito un condominio di 5 piani nella città di Kherson, mentre una donna è rimasta intrappolata sotto le macerie, ancora viva. Lo riferisce il governatore locale, scrive Ukrinform. Le autorità ucraine hanno anche riferito che durante la notte i russi hanno bombardato il sud della regione di Dnipropetrovsk, ferendo una persona e danneggiando tre abitazioni private. L’Ucraina ha riconquistato la città di Kherson e parti della regione di Kherson a novembre dopo mesi di occupazione russa, ma le forze russe bombardano regolarmente la città e le aree circostanti dal lato opposto del fiume Dnipro. Un drone ucraino è stato invece abbattuto stamane sulla regione russa di Belgorod, secondo quanto resto noto dal governatore, Vyacheslav Gladkov. Il drone è stato abbattuto sul villaggio di Dolgoye, nel distretto di Valuisky, ha precisato Gladkov, citato dall’agenzia Tass. Non si sa ancora se siano stati provocati danni sul terreno.
Home Primo Piano Primo Piano I combattenti della Wagner lasciano Rostov, la folla li applaude: nessuna notizia...