I familiari di Ilaria Salis “purtroppo hanno perso un anno – così il ministro della Giustizia Carlo Nordio a Sky Tg24 -: se avessero chiesto da subito gli arresti domiciliari in Ungheria, tutto questo forse non sarebbe accaduto. È un grande risultato che si siano convinti, ora ragioniamo step by step. Sarebbe un grande risultato se il giudice ungherese li concedesse. Speriamo poi di poter poi operare sulle convenzioni, i nostri accordi prevedono che una volta cessata la detenzione carceraria allora può scattare la norma di accordo internazionale secondo cui si può chiedere che i domiciliari vengano scontati in Italia”. “La signora Salis ha confermato ieri un netto miglioramento delle condizioni detentive, sono i risultati ottenuti” dal lavoro del governo italiano, ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani nel question time alla Camera. “La tutela della sicurezza di Salis è la priorità per il governo che ha chiesto un processo equo e rapido. E’ notizia di ieri che la corte di Budapest ha anticipato l’udienza a marzo, uno sviluppo molto positivo che indica la volontà della magistratura di accelerare i tempi del processo come richiesto dal governo italiano”. Scoprire il murale che raffigura la figlia impiccata è stato “devastante”, è “una minaccia di morte. Noi siamo preoccupati per la sicurezza di Ilaria. Sia in carcere, sia se riuscisse a ottenere gli arresti domiciliari in Ungheria”. Lo dice in un’intervista a La Stampa Roberto Salis, che ricorda come Ilaria “era sempre stata contraria” a chiedere i domiciliari in Ungheria. “Anche perché se fosse ritenuta colpevole – spiega – per la legge ungherese i domiciliari non fanno cumulo di pena”. Ma ora “le cose sono cambiate. Ci hanno fatto capire che i domiciliari in Ungheria sono un passaggio obbligato per sperare di ottenere i domiciliari in Italia”. Per Salis e la moglie, un’ipotesi è andare a vivere in Ungheria: “il nostro avvocato sta lavorando per la soluzione logistica ottimale. Servono 51 mila euro di cauzione e un posto sicuro e sorvegliato. Contiamo di chiudere le procedure necessarie per presentare la domanda entro fine mese”. Sollevare il caso ha portato qualche miglioramento nel trattamento carcerario, “è giusto riconoscerlo, va dato atto alle autorità ungheresi – osserva -. Ci sono cose molto positive”. Ad esempio “sono stati messi a disposizione gli atti dell’accusa, ma mancano ancora le traduzioni in italiano di documenti fondamentali per la difesa”. La prossima udienza è “stata anticipata al 28 marzo. I tempi sono stretti”. Intanto, Gabriele Marchesi, coinvolto nello stesso procedimento per gli scontri con i nazisti ungheresi, resterà ai domiciliari in Italia: “Penso che di fronte a un trattamento così difforme fra due persone nelle stesse condizioni, due cittadini italiani – sottolinea – potrebbe intervenire il presidente della Repubblica. Me lo auguro. Perché è lui il garante dell’equilibro fra i diversi poteri dello Stato”.