Per la seconda volta in due giorni l’esercito israeliano attacca le postazioni dell’Unfil nel sud del Libano. Questa mattina i soldati hanno sparato fuoco d’artiglieria contro una torretta di osservazione della base di Naqura, il quartier generale della missione che è proprio a ridosso della Linea Blu. Due caschi blu di nazionalità cingalese sono rimasti feriti, uno dei due in maniera seria, dice la tv vicina a Hezbollah, Al-Mayadeen. “L’incidente è in fase di indagine e i suoi dettagli sono in fase di esame”, ha detto l’Idf al Times of Israel. In quell’area sono in corso da giorni scontri pesanti tra le Idf e i combattenti sciiti. Gli israeliani stanno provando a sfondare da Labbouneh verso Aalma el Shaab e Naqoura, appunto, il corridio occidentale mentre a est del confine la battaglia è intorno a Marun el Ras. Gli Hezbollah rispondono agli attacchi con missili e imboscate. Stamattina un lancio di razzi sul nord di Israele ha ucciso un lavoratore thailandese. Gli attacchi a Haifa, Safad, Kiryat Shmona, indicano che Hezbollah ha ancora armi strategiche e che le userà “per impedire al suo nemico di avere qualsiasi leva politica quando non sta ottenendo alcuna vittoria militare sul terreno”, scrive l’analista Khalil Nasrallah. L’Onu dice che i soldati dell’Idf hanno anche violato il perimetro di un’altra postazione dei caschi blu contro cui avevano sparato giovedì. Israele vuole che i contingenti internazionali liberino le basi al confine ritirandosi 5 km a nord “per evitare pericoli mentre i combattimenti si intensificano”. Ma è una proposta inaccettabile per i singoli stati perché la decisione sulla missione spiega alle nazioni Unite e come ha spiegato il ministro Crosetto non “né l’Onu né l’Italia prendono ordini da Israele”.

La missione Unifil nella sua forma attuale è nata nel 2006 con una risoluzione Onu approvata all’unanimità, la 1701, che prevedeva il ririto di Hezbollah a nord del fiume Litani, lo schieramento dell’esercito libanese e dell’Unifil a sud, ma non è stata mai pienamente implementata. Ci sono state violazioni da entrambe le parti, più spesso da Israele. Per la piena attuazione della 1701, poi, mancano alcuni prerequisiti fondamentali, cioè il rafforzamento dell’esercito libanese che non ha neppure un’aviazione, per via di veti internazionali. Con l’invasione del Sud, gli israeliani puntano a stabilire nuove regole del gioco, forzando un cambio politico in Libano che porti al disarmo di Hezbollah, non solo al suo ritiro oltre il Litani. L’Unifil è in mezzo. Il capo delle forze di peacekeeping Jean-Pierre Lacroix ha detto che la sicurezza di oltre 10.400 soldati, tra cui 1.200 italiani in Libano, è “sempre più in pericolo” e che le operazioni sono state praticamente interrotte da fine settembre. Lacroix ha anche annunciato che 300 peacekeepers verrano sostati in altre basi più sicure, ma Unifil ha chiarito giovedì che la missione resta schierata sul confine, a meno di decisioni diverse del consiglio di sicurezza dell’Onu.Dall’inizio dell’offensiva militare due settimane fa, Israele ha ordinato l’evacuazione di oltre 100 villaggi nel Libano meridionale, alcuni sono stati distrutti dai bombardamenti dell’aviazione e altri sono irraggiungibili.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui