Un appello all’unità su Raffaele Fitto in Ue. “Mi auguro che tutte le forze politiche italiane si facciano parte attiva presso le proprie famiglie politiche europee affinché questo risultato per la nostra nazione possa essere raggiunto rapidamente e senza inciampi” dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo del 17 e del 18 ottobre a proposito dell’indicazione di Raffaele Fitto come commissario e vicepresidente della nuova commissione Ue di Ursula von der Leyen. La premier in Aula vestita di rosso con accanto i due vicepremier, alla sua destra Antonio Tajani e a sinistra Matteo Salvini. Prende la parola leggendo attentamente e velocemente il suo discorso. Parla anche di migranti – attacca la ong Sea Watch, con cui ha polemizzato sui social – e del conflitto in Medio Oriente, confermando che andrà in visita in Libano nei prossimi giorni. Alle 15 passa alla Camera.

L’appello al voto su Fitto
Il tema dell’auspicata unità nazionale in chiave Ue è sostanziato con due esempi concreti: “È quello che noi abbiamo fatto – ricorda Meloni – nella scorsa legislatura all’atto della nomina di Paolo Gentiloni, quando proprio Raffaele Fitto, in rappresentanza di Fratelli d’Italia, si espresse a favore del candidato italiano e conseguentemente il gruppo di Ecr votò in suo favore, e addirittura il presidente Silvio Berlusconi chiese di partecipare ai lavori di una commissione che non era la sua, per poter prendere la parola e intervenire a sostegno di Paolo Gentiloni”. La corregge Matteo Renzi: “Sulla vicenda di Fitto, noi siamo d’accordo con il richiamo all’unità nazionale fatto da Meloni qui, ma la Meloni del 2024. Non quella del 2019 e del 2014, che il 5 settembre 2019 invita la piazza contro Gentiloni e il 30 agosto 2014 definisce la nomina dell’Alto rappresentante Ue (Federica Mogherini, ndr) come ‘un inutile pennacchio’”.

Ma la presidente del Consiglio oggi invoca l’unità sul nome italiano: “Ci sono momenti – afferma Meloni – in cui l’interesse nazionale deve prevalere su quello di parte: mi auguro che sia uno di questi senza distinguo e senza tentennamenti”. Una riflessione che tocca il nuovo ruolo Ue e le considerazioni in proposito di due ex inquilini di Palazzo Chigi: “Il rapporto Letta sul mercato interno e, ancor più, il rapporto Draghi sulla competitività europea, hanno fotografato con chiarezza i numeri e le ragioni della nostra perdita di ruolo negli ultimi decenni”. “Entrambi i rapporti, e non sono stilati da due persone che il nostro spesso semplicistico dibattito definirebbe ‘europeiste’, ammettono in sostanza che il mondo nel quale troppo a lungo ci siamo crogiolati è finito, e che dunque non possiamo sfuggire all’occasione storica che questa nuova legislatura europea ci offre: scegliere finalmente, e con coraggio, che cosa vogliamo essere e dove vogliamo andare”, dice ancora Meloni.

La nuova legislatura europea
L’indicazione di Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione Europea “riconferma la ritrovata centralità dell’Italia in ambito europeo, rafforzata da un governo credibile che garantisce la stabilità politica in un momento in cui tutto intorno a noi è instabile”, continua Meloni. “La delega al Pnrr” del commissario Fitto, “secondo le indicazioni della presidente dovrà essere esercitata congiuntamente con il commissario Dombrovskis: qualcuno ha letto in questo affiancamento una ipoteca rigorista, ma questa collaborazione di carattere paritario rappresenta piuttosto un’opportunità per il commissario italiano di far valere le ragioni di una necessaria maggiore flessibilità negli investimenti, una posizione storicamente italiana che ha trovato un primo parziale accoglimento nella riforma del Patto di stabilità”. Meloni si sofferma sulla nuova legislatura europea che “si è aperta all’insegna della preoccupazione e dell’incertezza per il protrarsi della guerra in Ucraina, per la drammatica escalation in Medio Oriente e i mutamenti geopolitici e le molte difficoltà attraversate dall’Ue, in parte per questi scenari e in parte figli degli errori del passato”, dice ancora.

Migranti e la replica di Sea Watch
“Considero vergognoso che l’organizzazione non governativa Sea Watch definisca le guardie costiere ‘i veri trafficanti di uomini’, volendo delegittimare tutte quelle degli Stati del nord Africa, e magari anche quella italiana, in modo da dare via libera agli scafisti che questa Ong descrive invece come innocenti, che si sarebbero ritrovati casualmente a guidare imbarcazioni piene di immigrati illegali. Sono dichiarazioni indegne, che gettano la maschera sul ruolo giocato da alcune Ong e sulle responsabilità di chi le finanzia”, commenta Giorgia Meloni. Sui social si è acceso il battibecco tra la premier e Sea Watch sui nuovi centri per migranti in Albania. E dopo le parole di Meloni in Senato, la ong si è fatta sentire di nuovo. “Non è Sea Watch a definire ‘criminali’ le guardie costiere del Nord Africa, ma ci sono sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che pendono sulla testa di uno dei più importanti esponenti della Guardia Costiera libica, Al Bijia, recentemente assassinato. Si tratta di una persona formalmente accusata di tratta di esseri umani, traffico di petrolio e coinvolgimento nella gestione di un centro di detenzione noto per le torture a cui le persone che vi erano recluse erano sottoposte, che in passato è stato ospite dell’Italia”, la replica della portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi a Meloni. “Sulla Guardia costiera italiana, posso rassicurare la premier sul fatto che noi abbiamo imparato a soccorrere da loro. Negli anni 2015-2016 la Guardia costiera italiana convocava le ong a Roma per studiare insieme come meglio soccorrere le persone migranti nell’ambito di incontri chiamati ‘una vis’, una forza. Braccio civile e braccio istituzionale lavoravano insieme per salvare vite. Questo è saltato per via degli accordi politici in corso dal 2017 ad oggi. Un’operazione basata sulla pura umanità, sulla salvaguardia della vita umana in mare è saltata per una precisa volontà politica e questo è semplicemente vergognoso”, aggiunge.

Conflitto in Medio Oriente
Meloni ribadisce: “Riteniamo che l’atteggiamento delle forze israeliane sia del tutto ingiustificato, oltre a rappresentare una palese violazione di quanto stabilito dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Per contro, non si può non tenere presente la violazione della stessa risoluzione compiuta negli anni da Hezbollah, che ha operato per militarizzare l’area di competenza di Unifil. La posizione del governo italiano è che si debba lavorare alla piena applicazione della Risoluzione 1701 rafforzando le capacità di Unifil e delle Forze Armate libanesi”. E ribadendo la “preziosa opera dei militari Onu della missione Unifil” e di quelli impegnati “nella missione bilaterale Mibil per rafforzare la capacità delle forze armate libanesi di garantire la sicurezza del loro territorio. E’ un lavoro complesso su come costruire la pace

Libano e Israele
Meloni ammette di essere preoccupata per l’escalation in Libano “per come sta evolvendo lo scenario, nonostante gli sforzi innumerevoli, nostri e dei nostri alleati”, osserva in un passaggio del suo intervento in aula al Senato nelle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo. E conferma di avere in programma una visita in Libano mentre Tajani “si sta preparando per andare in Israele e Palestina la prossima settimana”.

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