Entra in aula alle 9,28. Felpa nera con cappuccio, jeans, scarpette. Lo sguardo sempre basso. Viene chiamato al banco dei testimoni e per un attimo guarda alla sua destra: in quel momento vede Gino Cecchettin, il papà di Giulia. Filippo Turetta viene oggi interrogato davanti alla Corte d’assise di Venezia, dove il 22 enne è processo per il femminicidio dell’ex fidanzata. Alterna dei lunghissimi silenzi a “non ricordo”. Si trincera dietro al memoriale che ha depositato, scritto in carcere e letto ampiamente in aula. Non nomina nemmeno una volta Giulia. Non piange. La voce è sempre ferma, monocorde, bassa. Ammette il “piano per rapirla e farle del male”, anche se è “difficile dirlo a voce”. A pochi metri da lui, Gino. Braccia conserte, ogni tanto lo guarda: il 54enne lascia l’aula prima delle domande della difesa di Turetta. “Si è detto che si vuole approfondire chi sia Filippo, io lo so già”. Nei giorni scorsi Turetta ha depositato un memoriale nel quale, tra l’altro, si attribuisce la paternità della lista di azioni trovata sul cellulare prima del femminicidio. “L’ho scritta io, quel martedì 7 novembre. In quel momento ho iniziato a fare vari pensieri, tanti pensieri sbagliati per la testa, tante idee”. Qual è il proposito? Non ci giri intorno, chiede il pm Andrea Petroni. “Avevo pensato di rapire lei e poi successivamente dopo qualche tempo…” Rapirla e toglierle la vita? “Difficile ammetterlo però sì. Ho ipotizzato questo piano, in un eventuale futuro momento rapirla con me, stare qualche tempo insieme e poi toglierle…farle inevitabilmente del male. Ero arrabbiato, facevo tanti pensieri, provavo risentimento pensando al fatto che avessimo appena litigato, che fosse un bruttissimo periodo, che io volessi tornare insieme a lei. Era una lista per sfogarmi, sfogare la mia frustrazione”. In questa fase c’è un battibecco tra l’avvocato della difesa, Giovanni Caruso, e il legale di Elena Cecchettin, la sorella di Giulia. Un momento di tensione sull’interpretazione di cosa Turetta volesse effettivamente dire.

Il pm Petroni insiste sulla premeditazione: “Sì, ho fatto azioni che attuavano quella lista”. “Ho cercato luoghi di montagna, zone isolate tranquille che sarebbero state possibili luoghi dove andare dopo averla rapita. Nell’interrogatorio non avevo risposto in modo sincero. C’erano alcuni buchi. Sì ricordo di aver fatto il prelievo bancomat”, l’unico del 2023 fino a quel mese di novembre”. Ha fatto ricerche per non essere rintracciabile in macchina: “Per non essere rilevato dopo averla rapita”. E anche ricerche su “nastro isolante e manette. Ho fatto ricerche sempre pensando a utilizzare questi strumenti per immobilizzarla dopo averla rapita. Ho comprato due scotch per sentirmi più sicuro nel farlo”. I coltelli in macchina: “Pensavo di aggredirla…l’ho scritto nel memoriale, è difficile dirlo a voce”. Aveva fatto ricerche su un badile: “Forse ho ipotizzato di seppellirla”.

Il rapimento
Turetta ha cercato anche luoghi isolati prima di quell’11 novembre, giorno del femminicidio: “Nella mia testa ho ipotizzato di fare questa cosa, rapirla, in macchina insieme a me. Allontanarci verso una località di queste. In luoghi isolati. Sarebbe stato più difficile trovarci, inevitabilmente saremmo stati trovati, quindi aggredirla e togliere la vita a lei e poi a me”.

La lista dei motivi per cui Giulia lo aveva lasciato
Fino a quel momento ero indeciso, poteva succedere oppure no, questa è la ricostruzione sintetizza il pm. L’epilogo qual era, che determinava questa indecisione? “Non avevo immaginato un epilogo, sarebbe andata come sarebbe andata. Speravo potesse avere ancora qualche sentimento verso di me. Nell’abbandonare il corpo l’ho coperto perché non volevo venisse trovato, era in condizioni tali che volevo evitare che venisse visto com’era ridotto. Ho provato a uccidermi con un sacchetto di plastica in testa ma non ci sono riuscito”.

Turetta: “Dovrei sparire, le mie scuse sarebbero ridicole”
“Perché non usare – ha detto Petroni – le forbici che aveva in auto a portata di mano, o i due coltelli da cucina che aveva con sé?”. Quesiti a cui Turetta non ha saputo rispondere. Scusarsi? “Sarebbe ridicolo visto quello che ho fatto – ha detto Turetta –. Le mie scuse potrebbero creare ulteriore dolore verso le persone che già provano dolore e sofferenza per quello che è successo, invece dovrei sparire”.

Sentiva altre persone?
Si arriva al giorno dell’aggressione. Prima vicino casa: “Appena è uscita dalla macchina ero arrabbiatissimo, non volevo se ne andasse così”. Poi nella zona industriale di Fossò. Ma non voleva solo rapirla? “In quel momento provavo…non so….rabbia perché uscita dalla macchina. Non sarei mai riuscito a riportarla dentro in macchina”. Durante il processo emerge che Giulia aveva scritto una lista di motivi per cui aveva lasciato Filippo. Una voce dice: “Idee strane sul farsi giustizia da soli per il tradimento”. Cosa significa? Dice Turetta: “Deve esserci stata una litigata in cui io ho espresso certe idee su cose di questo tipo e lei non era d’accordo quindi abbiamo litigato per questo, non so quando. Era una litigata su cosa si pensa del tradimento. Non ricordo cosa ha risposto, penso che in quel momento fossi alterato, dicevo certe cose non lucidamente, senza pensarci, magari ho detto qualche brutta frase”.

Gino Cecchettin lascia l’aula
Alla fine della mattinata, Gino Cecchettin decide di lasciare l’aula. Poco prima, l’avvocato di Turetta, Giovanni Caruso, aveva anticipato il tema delle sue domande: approfondire la vita del 22enne. “Io so già chi è Filippo”, dice il padre di Giulia ai cronisti. E aggiunge: “Il momento più doloroso è stato sapere cosa ha passato mia figlia negli ultimi momenti della sua vita. Non è questo il punto. Abbiamo capito chi è Filippo Turetta, il suo avvocato vuole capirne di più. Per me è chiarissimo. Quello che emerge oggi è che la vita del prossimo è una cosa sacra e bisogna rispettare la vita degli altri”. Un ricordo di Giulia, a distanza di un anno? “È il mio amore, cosa posso dire?”.

Turetta: “Ho ucciso Giulia perché volevo tornare con lei”
Pochi minuti prima, in aula, l’avvocato Nicodemo Gentile, che segue Elena Cecchettin, aveva posto una delle domande più dure a Turetta: perché ha ucciso Giulia? La riposta è durata più di quattro minuti. Alternando lunghi momenti di silenzio, Turetta ha detto: “Io volevo…tornare insieme a lei, tornare ad avere un rapporto. Di questo soffrivo molto. E provavo risentimento verso di lei. Avevo rabbia. Io soffrivo di questa cosa, mi creava sconforto e rabbia. Penso sia questa la verità. Ovviamente sono pensieri ingiusti. Incolpavo lei di non riuscire a portare avanti la mia vita. Volevo che il nostro destino fosse lo stesso per entrambi”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui