Scaricavano e, scaricando, condividevano con gli utenti della rete un’ingente quantità di materiale pedopornografico. Video e fotografie di sfruttamento minorile, violenze e atti sessuali su bambini anche piccolissimi. Quando gli agenti del centro operativo per la sicurezza cibernetica del Piemonte e della Valle d’Aosta diretti da Antonella Esposito hanno bussato alle loro porte con i decreti di perquisizione emessi dalla procura di Torino, cinque degli otto indagati si stavano proprio dedicando all’attività illecita. Tre di loro sono stati arrestati in flagranza di reato per detenzione e distribuzione di materiale pedopornografico. Altri due sono ai domiciliari. Hanno tutti tra i 40 e i 78 anni. Altri tre soggetti sono indagati a piede libero. Si collegavano da diverse aree del Piemonte – Torino, ma anche Asti, Alessandria, Biella, Novara e Vercelli – e sono stati individuati al termine di un’articolata indagine, nell’ambito delle attività condotte dalla polizia postale sotto copertura. L’operazione è stata avviata su segnalazione di Child rescue coalition, l’organizzazione internazionale no profit che si occupa di tutela dei minori dagli abusi sessuali e di contrasto alla diffusione di materiale pedopornografico sul web, che negli anni ha sviluppato tecnologie capaci di intercettare i predatori di bambini sul web e che ha notato l’attività della rete piemontese proprio a causa dell’ingente quantità di materiale scaricato. Di lì, è scattata l’attività del centro operativo per la sicurezza cibernetica piemontese, con gli agenti che, sotto copertura, si sono infiltrati nella rete, guidata da un meccanismo di file sharing come quello del noto e-mule. Il materiale viene contemporaneamente scaricato e diffuso. Al momento, non risulta che i soggetti abbiano avuto un ruolo attivo nella produzione del materiale, ma che lo scaricassero dal web diffondendolo attraverso il funzionamento stesso della piattaforma, ma è ancora attesa l’analisi dei dispositivi sequestrati. La Child rescue coalition, che esplora anche la correlazione tra pedopornografia e web, ha identificato, dall’inizio della sua attività, nel 2013, 72,5 milioni di indirizzi Ip univoci in tutto il mondo dediti al download e alla condivisione di immagini di minori sessualmente esplicite. Il file di abusi su bambini più condiviso ha raggiunto oltre 2,5 milioni di indirizzi Ip.