Tra Antonio Di Pietro e Nichi Vendola Pier Luigi Bersani resterà per ora una sagoma di cartone, come é stato rappresentato nel programma ‘In Onda’. Perché, come dirà domani il leader Pd nella direzione del partito, non è ora tempo, tra crisi economica e l’incognita della riforma elettorale, di chiudere il Pd dentro “formule politiciste” ma di aprirlo alla società sia continuando a incalzare il governo sui temi sociali sia attirando, in vista del 2013, energie nuove che magari potranno sfociare in una lista civica se si tornasse al voto con il Porcellum.
Al segretario Pd non è piaciuto l’aut aut, arrivato nel fine settimana da Idv e Sel, per accelerare nella definizione dell’alleanza di centrosinistra. Un pressing, rinnovato ancora oggi da Di Pietro, che, secondo i vertici del partito, nasce dai timori di Idv e Sel verso il movimentismo di Beppe Grillo che certo toglie voti a destra come a sinistra. Ma che, in vista delle elezioni politiche, rischia di far danni soprattutto a partiti minori che traggono la loro forza facendo proprie battaglie, come gli ultimi referendum sull’acqua e sul nucleare, molto sentite dai cittadini. Ma la soluzione per tener testa a Grillo non è, secondo Bersani, blindarsi nel recinto di alleanze e sigle, che in tempi di antipolitica hanno per i cittadini un appeal pari a zero. Al contrario è necessario aprire il Pd alla società civile, agli intellettuali, ai movimenti, stringendo un patto in 10 riforme per una legislatura di ricostruzione. E in questo quadro il Partito Democratico è il perno di un’alleanza tra progressisti e riformatori che, partendo dal centrosinistra, si rivolge all’Udc di Pier Ferdinando Casini “per andare oltre i populismi e pulsioni regressiste”. Con questo obiettivo, a quanto si apprende da fonti parlamentari, Bersani, in contatti avuti con il sindaco di Bari Michele Emiliano, non avrebbe chiuso all’idea di una lista civica, capitanata da sindaci come Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris e mirata ad attirare i voti di elettori di centrosinistra, delusi dai partiti tradizionali. Non che il leader Pd abbia dato il via libera ma l’impressione tra i dirigenti del partito è che Bersani punti a buttare più reti possibili verso la società civile e poi, in autunno, si deciderà come muoversi. Anche perché nessuna strategia, nessuna alleanza può prescindere dalla legge elettorale. E se il Porcellum incentiva alleanze e liste civiche, il doppio turno alla francese, su cui domani il Pd insisterà, permetterebbe di andare da soli e decidere con chi stare solo ai ballottaggi. I democrats sentono puzza di bruciato rispetto all’offerta del doppio turno, unito però al semipresidenzialismo, avanzata dal Cavaliere. “Non abbiamo tabù”, assicura Bersani, tentato di andare a vedere le carte. Ma al tempo stesso cosciente che, se Silvio Berlusconi stesse bluffando, si rischierebbe di perdere altro tempo prezioso per cambiare la legge elettorale.