E così, pian piano, anche il “meraviglioso giuoco del calcio” sta diventando uno evento di secondo piano, una nota scritta in piccolo in fondo alla pagina, un sottofondo quasi impercettibile a discapito di tutto ciò che gli gira intorno.
Con gli Europei di Polonia e Ucraina entrati ormai nel vivo, questa tesi sta prendendo sempre più piede, e i suoi contorni diventano sempre più delineati. Stiamo assistendo ad un fenomeno di spettacolarizzazione che sta mettendo in luce prepotentemente tutto ciò che circonda il calcio giocato, rendendo quest’ultimo quasi una comparsa. In questi moderni tempi pallonari, grazie ai tanti soldi della pay tv che piovono nelle casse delle squadre, abbiamo la possibilità di entrare negli spogliatoi prima di una partita, per cercare di carpire quelle che sono le emozioni pre gara dei protagonisti che scenderanno in campo. Salvo poi accorgerci che di emozioni ce ne sono poche e che l’unica cosa che si nota è il binomio inscindibile “calciatore – i – pod”. Visto una volta, francamente, basta e avanza.
E poi la tecnologia, che galoppa inarrestabile verso orizzonti lontani. Un tripudio di telecamere posizionate in ogni dove, a copertura degli angoli più remoti dello stadio. I soggetti preferiti da inquadrare sono senza dubbio i tifosi, soprattutto durante le grandi competizioni riservate alle nazionali. E non fanno sicuramente eccezione gli Europei in corso. E via ad indugiare sul quello vestito in maniera più eccentrica e variopinta, sulla ragazza più ammaliante, quasi ci trovassimo ad un concorso di bellezza, sulla coppia di supporters che si scambia il bacio più lungo ed appassionato, sul bimbo che, nonostante il caos dell’ambiente circostante, dorme beato, perché tanto è solo un gioco, sulla moglie annoiata di questo o quel calciatore. Potenti zoomate sui componenti le panchine, primissimi piani intensi degli allenatori, che quasi riusciamo a contar loro le rughe e a vedere se abbiano o meno bisogno di una pulizia del viso. E le ultime novità del momento: la “spider cam”, una telecamera che corre lungo cavi d’acciaio sospesa sulle teste dei giocatori in campo, e che ad ogni inquadratura fa quasi venire il capogiro. E dulcis in fundo, la vera chicca: “il superfantarallentyslowmotion”(definizione appena coniata), una “moviola” talmente particolareggiata da far stropicciare gli occhi dall’incredulità. Come se fosse di fondamentale importanza riuscire ad apprezzare l’estensione delle fibre muscolari del difensore mentre affonda il tackle sull’attaccante avversario.
Tutte queste cosette carine, ad eccezione ovviamente del tour vouyeristico degli spogliatoi, quando te le propinano? Ma ovviamente quando la partita è in pieno svolgimento! Fossero messe in onda durante i tempi morti, potrebbero anche essere accettate. E invece no: magari sei tutto lì assorto mentre la tua squadra del cuore sta conducendo un contropiede travolgente, e manca poco che trasmettano le condizioni di viabilità nei pressi dello stadio. Manca solo che durante il goal mandino la pubblicità e siamo apposto (o forse è già capitato?).
La tanto amata partita di pallone, dunque, sta diventando sempre più un episodio di quell’happening globale che ha come teatro lo stadio. Questa forse vuole essere solo una provocazione. Forse le nuove generazioni apprezzeranno di più questa sorta di spettacolarizzazione sfrenata, o forse si stava meglio senza “calcio moderno”. Come diceva il piccolo grande Chiambretti, comunque vada, sarà un successo! E comunque sia, buon calcio a tutti!
Antonio d’Anto