Per la prima volta in Iran, viene rappresentato in questi giorni a Teheran ‘Il sindaco del rione Sanita” di Eduardo De Filippo. La commedia in tre atti va in scena attraverso una fedele traduzione in Farsi, la lingua persiana, e anche scenografia e costumi sono aderenti al testo originale.
“Ho scelto questa commedia perché è molto vicina alla nostra cultura”, ha spiegato all’ANSA il regista, Babak Mohammadi, sottolineando “il tema della famiglia, del rapporto fra figli, madre e padre. In Persia, due o tre secoli fa, ma anche più di recente in Iran, avevamo personaggi come don Antonio Barracano”. Il riferimento è al protagonista della commedia il quale non é, come potrebbe sembrare, un capo-camorra o un “padrino” ma, come ebbe modo di sostenere lo stesso Edoardo secondo Wikipedia, un uomo che ha vissuto sulla propria pelle l’ingiustizia e che, per amore della Giustizia e per sfiducia negli uomini, se la fa da sé. Essendo poco noto il rione napoletano Sanità, in farsi il titolo è stato trasformato in “Padar khante Napli” (più o meno: “Padrino napoletano”), usando un termine che Mohammadi assicura “qui non suona in maniera negativa”. La “mentalita” definibile “mafiosa”, perché legata alla tutto sommato positiva figura di un signore che colma con il proprio potere una lacuna dello Stato – ha sostenuto ancora il regista – è “partita da qua”, dall’oriente, per giungere poi in Sicilia e diffondersi in tutta Europa: una traccia sarebbe a suo dire il Don Rodrigo del Manzoni. “La figura di Don Antonio quindi non è strana, in Iran: anch’io ho conosciuto personaggi del genere” e “c’é una sorta di nostalgia per loro, soprattutto nei paesi”. “Comunque: piace”, ha sottolineato Mohammadi aggiungendo che, “quando uccidono Don Antonio, parte del pubblico addirittura si mette a piangere”. Della commedia sono in corso fino a luglio quasi una sessantina di repliche per sei giorni a settimana nel teatro “Iran Shar” da oltre 200 posti presso la ‘Casa degli artisti’ della capitale iraniana. “Ho vissuto anni in Italia, ho studiato italiano, fotografia e cinematografia a Perugia, ho soggiornato a Firenze”, ha rievocato il regista: “e poi, grazie ad un amico medico, ho conosciuto Napoli e il teatro di Eduardo, di cui sono stato sempre innamorato”. Regista soprattutto cinematografico, Mohammadi ha firmato una trentina di film e documentari tra cui ‘Il diamante’ che “circa 35 anni fa descrisse il salvataggio dell’omonimo paese calabrese dagli interessi speculativi compiuto da un gruppo di pittori che attirò l’attenzione sul caso dipingendo murales”.