ROCCAROMANA – Anche la magistratura ha riconosciuto le ragioni dell’azienda zootecnica Manfellotto di Roccaromana, in provincia di Caserta. Il 6 dicembre 2011, infatti, i Carabinieri di Pietramelara comandati dal Maresciallo Pasquale Mariano e del Capitano De Risi avevano arrestato Angelo Amato in qualità di conducente del trattore della società utilizzato, secondo l’accusa, per trasportare dei liquami che sarebbero stati poi illecitamente sversati su un terreno sito nella stessa zona e di proprietà dell’azienda.

La stessa azienda, conseguentemente, era stata sottoposta a sequestro penale unitamente a tutti gli automezzi ed al terreno in questione. Ebbene, come aveva sostenuto il legale di parte Emilio Russo, il processo per direttissima ha evidenziato infine come tutte le attività dell’azienda si svolgano invece in totale legalità e l’imputato è stato quindi assolto dal Tribunale di Carinola perché il fatto non sussiste. Contestualmente, è stato disposto il dissequestro dell’azienda zootecnica, del terreno oggetto del presunto sversamento illecito e dei mezzi sequestrati. Non bastasse, oltre ai periti di parte anche l’ARPAC ha confermato che i liquami in questione non erano affatto nocivi, restituendo quindi piena credibilità all’azienda anche nei confronti dei fornitori e dei residenti di Roccaromana. I Carabinieri quindi, preso atto della sentenza di assoluzione, hanno tolto i sigilli dopo dieci giorni dalla sentenza, arrecando quindi ulteriore disagio all’azienda Manfellotto che è stata per oltre sette mesi sotto sequestro con facoltà d’uso ed ha subito ingenti danni materiali e di immagine di cui ora la titolare Carmela Manfellotto intende chiedere il risarcimento direttamente al Maresciallo Pasquale Mariano “quale unico responsabile di quanto accaduto, con la speranza che si ponga fine ad un atteggiamento persecutorio perpetrato da tempo”, ha commentato l’imprenditrice ricordando come nei mesi precedenti la sua azienda sia stata “più volte oggetto dei controlli del maresciallo Pasquale Mariano, che però si erano sempre risolti in un nulla di fatto”. La Manfellotto del resto è autrice di un indotto che ogni anno garantisce lavoro a quasi cento famiglie sul territorio ed è nota in tutta Italia per la serietà con cui gestisce la sua attività. Non a caso, all’interno della struttura si rinvengono oltre cinquecento animali altamente selezionati e seguiti costantemente da uno staff di veterinari con l’ausilio dei più moderni ritrovati. “Dispiace – ha concluso la titolare dell’azienda Manfellotto – constatare un palese preconcetto nei confronti di chi produce in un momento di crisi globale, con i costi che lievitano ed i ricavi che si assottigliano. Immagino che sarebbe bastato limitarsi a prelevare un campione del terreno, senza precipitarsi a trattare come pericolosi criminali noi ed i nostri collaboratori. Infatti le analisi chimiche espletate, anche dall’ARPAC, sui campioni di terreno hanno confermato che tutto rientrava nella norma. E’ evidente e grave l’ignoranza in materia da parte di chi sarebbe preposto a tutelare tutti noi, e che invece purtroppo si è dimostrato incompetente sulla normativa al punto da causare danni economici e disagi ad aziende, allevatori ed agricoltori”.

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