”Esimio Signore, la informo che i suoi colleghi di Governo continuano a sbattere in galera quelli che lei definisce persone malate e bisognose d’aiuto, come fossero dei criminali autentici”. Vasco Rossi, da Facebook, firmandosi Komandante del Dipartimento Antiproibizionista per le Politiche Sociali Antidroga. Presidenza Consiglio dei Soliti, ha replicato con alcune centinaia di righe a Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga di Palazzo Chigi. Una partenza soft: ”Esimio Signore, conosco il lavoro straordinario dei Sert e sono felice che il vostro Dipartimento riconosca i tossicodipendenti prima di tutto come persone e poi anche come malati. Lei, almeno all’inizio, dice delle cose giustissime e sacrosante”.

Ma poi aggiunge: ”Lei sembra fare un errore grossolano nell’affrontare il problema della droga, un errore che gli impedira’ sempre di risolvere alcun problema: lei sbaglia a identificare il problema! Il problema della droga, infatti, non e’ la droga come sostanza ma sono piuttosto i motivi che oggi spingono le persone a farne abuso, a ricorrere alla droga… come fosse una soluzione o una medicina per lenire il dolore di un’esistenza non piu’ tollerabile, perche’ troppo compromessa dal vuoto culturale, dalla solitudine, dalla noia, dall’angoscia, dalla mancanza di senso, dalla disperazione e soprattutto dal sentimento di EMARGINAZIONE sociale che di solito spinge le persone a questo abuso: proprio quell’emarginazione che le politiche antiproibizioniste e strategie poco sensate, come quelle che lei difende, concorrono colpevolmente ad alimentare”. ”Lei alla fine mi fa cadere le braccia. Perche’ finisce col contraddire tutto quello che ha detto prima e denunciando quella sua appartenenza politica al pensiero proibizionista che, come lei sa, non solo fa gli interessi della malavita, ma costringe i ‘malati’ come li definisce lei, a rubare per comprarsi una dose a prezzi altissimi e a prostituirsi (oltre che a costringere molti lavoratori onesti, che siano politici, attori, calciatori, cantanti o ordinari impiegati, ad un rapporto forzato e continuato con la criminalita’ organizzata, rendendoli passibili di ricatto)… Avete decretato l’uso di droghe un reato penale, (riempiendo al 70% le nostre carceri di condannati per reati di droga – dall’uso allo spaccio) stabilendo arbitrariamente (e ignorantemente o stupidamente) dei quantitativi massimi di droga per uso personale che sono ridicoli, impossibili da rispettare, a meno che non si voglia fare la spola tra la casa e la piazza due tre volte al giorno per procurarsi la cosiddetta ‘dose minima giornaliera’ (oltre la quale il tossicodipendente malato e bisognoso di aiuto viene automaticamente accusato di spaccio e considerato uno spacciatore). Praticamente, allo stato attuale, non c’e’ differenza tra averne cinque grammi o cinque chili, grazie all’acutissima legge Giovanardi/Fini: sono sempre dai sei ai vent’anni”. ”Quando fa un intervento su questa pagina – conclude Rossi ironico/sarcastico – abbassi i toni e eviti, la prego, di rendersi ridicolo sfoggiando quella forma ironico/sarcastica con la quale vorrebbe alludere ad una superiorita’ che lei si sogna soltanto, e che comunque io non le riconosco. Non accetto certo lezioni di vita o di morale da lei, ne’ da nessun altro dei suoi compari…. Buona Vita, signor GIOVANNI Serpelloni”.

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