Nel 61 d.C. Paolo di Tarso, apostolo delle genti, sbarcò a Pozzuoli e si trattenne una settimana con i confratelli del luogo. L’episodio, riportato negli Atti degli Apostoli, è molto probabilmente la scintilla della straordinaria avventura cristiana in Campania, che porterà a mirabili esempi di santi come Gennaro, martire nel 313 nella stessa Pozzuoli che accolse il «Vaso d’elezione».

Ulteriore testimonianza della presenza di Paolo in Campania è uno straordinario affresco del VI secolo raffigurante l’apostolo scoperto negli ultimi tempi all’interno delle catacombe di San Gennaro a Napoli dalla Pontificia Commissione di Arte Sacra e che da oggi è visitabile a tutti. Ieri L’Osservatore romano ha definito la scoperta «sensazionale» e ne ha spiegato i motivi. L’Apostolo delle genti, secondo la ricostruzione del giornale vaticano, mostra infatti le caratteristiche fisionomiche tipiche del filosofo, con tanto di calvizie, capelli e barba ricciuta scura, grandi occhi, collo lungo, incarnato rosato. Il santo indossa poi una tunica bianca e il pallio dorato, sul cui lembo spicca la gammadia «I», forse per alludere alla lettera iniziale di Iesu. «Il restauro di un arcosolio – ha scritto il giornale vaticano – ha rivelato una grande figura di san Paolo che si rivolge e acclama verso una defunta. L’immagine si propone come una delle figure più intense e ieratiche della tarda antichità. Purtroppo – ha proseguito il quotidiano – la parte corrispondente destra è andata perduta, ma i rari resti di affresco suggeriscono che qui doveva svilupparsi, in maniera speculare, una nicchia con figura di Pietro».

 

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