Inchiniamoci ed inginocchiamoci al nuovo numero uno del mondo, Novak Djokovic. Vincitore di Wimbledon 2011. L’unico nella storia capace di battere Rafa Nadal cinque volte di fila, cinque volte nello stesso anno. Questo terribile serbo ha perso soltanto una partita, in questo 2011 che lo consacra alla storia (48 successi): contro Federer in semifinale al Roland Garros. Le altre le ha letteralmente vinte tutte. Resterà nella memoria il secondo set di questa

finale 2011, il 6-1 di Djokovic allo spagnolo annichilito dalle geometrie, dalla potenza, dalla strategia dello slavo. La finale non ha praticamente avuto storia: 6-4, 6-1, 1-6, 6-3. Djokovic ha trovato l’antidoto tecnico al dritto di Nadal, spostandolo di continuo, sorprendendolo sempre, non ripetendo mai lo stesso colpo. Nadal era arrabbiato, alla fine: perché sapeva benissimo di essere stato reso impotente. Djokovic gli ha impedito di buttare il match in battaglia, nel più puro agonismo. Al momento giusto ha scelto il serve and volley, o il contropiede, o la palla liftata. E poi ha corso, sempre elastico nei suoi movimenti. Concentrato. Tranne nel terzo set, quando ha dovuto rifiatare. Poi ha ripreso il controllo del gioco: è risalito con la percentuale delle prime palle, ha gestito sempre i primi colpi di ogni scambio. Nadal ha giocato una partita in rimonta, psicologicamente e tecnicamente. Era davvero frustrato. Chapeau dunque per Nole, bravo in campo e fuori. Mai banale nell’eloquio, lavoratore sodo ma pronto anche a scherzare al momento giusto. Quasi inutile ricordare i suoi vecchi siparietti, le sue imitazioni meravigliose. Anzi, ora che è numero uno e leader indiscusso del movimento, bisognerebbe chiedergli, pregarlo, di tornare ad inscenare una gag delle sue. Sarebbe il modo migliore, e intelligente, di dissacrare il suo nuovo status istituzionale, quello di number one.

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