NAPOLI – Dopo il largo consenso ottenuto con lo spettacolo La Madre, che ha registrato il tutto esaurito lungo i due mesi di repliche, il regista Carlo Cerciello firma il progetto e la regia di C’era una volta il ’68, il cui debutto, in prima assoluta, è programmato per giovedì 20 dicembre 2012 alle ore 21.00 (in replica fino al 27 gennaio 2013) al Teatro Elicantropo di Napoli.
Presentato da Teatro Elicantropo Anonima Romanzi e Prospet, il nuovo allestimento del regista partenopeo si avvale di un nutrito cast di attori, composto da Mario Autore, Gianni Caputo, Roberta Carotenuto, Fabrizio Cavaliere, Monica Cipriano, Cinzia Cordella, Eduardo Di Pietro, Annalisa Direttore, Giovanni Esposito, Giulia Esposito, Stanislao Guarino, Giosella Iannaccone, Cecilia Lupoli, Gennaro Monforte, Maria Teresa Palumbo, Alessandro Paschitto, Tonia Persico, Maddalena Stornaiuolo, Rosa Varriale.
Ad arricchire la messa in scena saranno i costumi a cura di Daniela Ciancio e le musiche originali di Paolo Coletta.
La rivoluzione culturale, politica e sociale del 1968, modificò il corso della storia dei popoli, gettando le basi per i grandi cambiamenti politici e sociali, che hanno sconvolto il mondo dagli anni ‘70 ad oggi.
In Italia arrivò, come al solito, in ritardo, fu una “cover” di quanto era accaduto in giro per il mondo, proprio come accadeva per le canzoni di quel periodo, ma non fu, però, meno importante.
I denigratori del ‘68, sono proprio quelli che l’hanno tradito, per fare carriera nei partiti e produrre il marciume politico e finanziario di questo III millennio. Tutto cambiò, la società intera cambiò, cambiammo noi stessi. Un altro mondo ci apparve possibile e tentammo di realizzarlo, con le buone o con le cattive, ma c’erano poteri più grandi di noi e quei poteri approfittarono dei nostri ideali, per fortificarsi e schiacciare ogni anelito di libertà e di cambiamento futuro.
Oggi condannati al virtuale, al surreale, non abbiamo più ideali in cui credere e annaspiamo disperati dentro i nostri computer, oggi le rivoluzioni sono miraggi inconsistenti, che nascono e muoiono in real time, naufragando nel mare del populismo e dell’opportunismo mediatico.
Allora non fu così e qui proviamo a raccontarlo con un sorriso, come una favola rock, una sorta di “grande freddo”, un evergreen dolceamaro, dedicato all’amico Renato Nicolini, che del ’68 incarnò quell’ ”immaginazione al potere”, che fu molto più di un semplice slogan.