La decisione del tribunale del Riesame di Napoli giunge dopo 14 ore di Camera di Consiglio e cinque minuti prima della mezzanotte quando sarebbero scaduti i termini. E l’esito rappresenta l’ennesimo colpo di scena dell’inchiesta sul presunto ricatto al premier Silvio Berlusconi.

Per i magistrati del Riesame, infatti, Berlusconi non è da ritenersi vittima di un ricatto bensì responsabile del reato previsto dall’articolo 377 bis del codice penale, ovvero, per aver istigato un indagato, nel caso specifico l’imprenditore Giampaolo Tarantini, a fare dichiarazioni false all’autorità giudiziaria. Il tribunale ha disposto la scarcerazione di Tarantini e ha invece confermato l’ordine di custodia che era stato emesso dal gip a carico del direttore dell’Avanti Walter Lavitola, latitante a Panama. Occorrerà leggere le 30 pagine delle motivazioni per capire il ragionamento fatto dai giudici del tribunale della Libertà. Al momento si può dedurre, dalla lettura del dispositivo, che i giudici hanno ritenuto sussistente il reato di induzione al mendacio, che una contestazione che riguarda Lavitola ma che dovrebbe coinvolgere anche il premier, ritenuto nella ricostruzione fatta dagli inquirenti come l’ispiratore delle false dichiarazioni fatte da Tarantini sia davanti all’autorità giudiziaria di Bari sia ai magistrati di Napoli che lo indagavano per il presunto ricatto.

 

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