CASERTA – I proventi dell’Ipam, società di proprietà, sequestrata preventivamente oggi dai carabinieri, venivano investiti da Dante Passarelli in collaborazione con Walter Schiavone, figlio di Francesco Schiavone, soprannominato “Sandokan”, in terreni e case e i proventi suddivisi equamente tra le due famiglie. Con l’aiuto di referenti politici terreni agricoli diventavano edificabili, facendo lievitare notevolmente i profitti.
A riferirlo è il collaboratore di giustizia Roberto Vargas, sempre nell’interrogatorio del 27 aprile 2013. I legami tra le due famiglie rimasero inalterati fino alla morte di Dante Passarelli. Walter Schiavone, dice ancora Vargas, prima contattava i politici referenti del clan i quali assicuravano che il terreno, una volta a acquistato, sarebbe stato ricompreso nel piano regolatore come ‘area edificabile’ trasformandola da area agricola e poi dava il consenso all’acquisto. Il sistema, riferisce Vargas, “é stato utilizzato anche per il comune di Caiazzo dove Dante Passarelli acquistò un terreno agricolo in società, di fatto, con tale Antonio Pecchia il quale, però, non risultò formalmente nell’atto di compravendita. Dopo l’acquisto, Walter Schiavone, attraverso Giovanni Cosentino, chiese l’intervento del noto politico Nicola Cosentino che, se non ricordo male, all’epoca era consigliere provinciale o regionale il quale aveva molta influenza sul comune che era uno dei suoi principali bacini elettorali, al fine di far modificare la destinazione urbanistica del terreno da ‘agricola’ a ‘edificabile'”.