Nemmeno il tempo di smontare il palco che infiammano le polemiche. Al manager italiano di Bruce Springsteen, Claudio Trotta, non sono andate giù le dichiarazioni di questi giorni del soprintendente ai Beni architettonici di Napoli, Giorgio Cozzolino. Il funzionario sollevava una serie di critiche all’utilizzo della piazza per il concerto del Boss. Oggi la dura risposta. “Sono affermazioni gravissime – dice Trotta -. Questa persona non sa di cosa parla, non conosce i meccanismi.
Sto valutando con i legali l’ipotesi di una causa alla soprintendenza. I bisogni e le speranze della città sono più importanti dell’idea di piazza di un soprintendente?”. E poi rincara la dose: “Non è più possibile tollerare una burocrazia così volgare, gente che non ha visione, che non sa di cosa parla, gretta e ignorante e che è contro lo sviluppo – dice Trotta riferendosi anche ad altre esperienze nel resto d’Italia -. Springsteen non può essere un artista da tollerare. Qui stiamo parlando del più grande performer al mondo. Per lui non avevo bisogno di piazzare una data. Per lui volevo questa piazza”. Ma i contrasti tra il manager di Springsteen e la soprintendenza di Napoli sembrano nascere da lontano: “a ottobre ho avuto il via per il concerto – racconta Trotta -. A metà aprile, durante una conferenza di servizi, il soprintendente ha parlato di una serie di limiti che facevano a pugni anche con quello che si era fatto pochi mesi prima con il live di Ligabue che registrò 30mila persone. Ma c’é una frase – dice Trotta – che mi ha ferito terribilmente. Dire che un concerto a pagamento non è un fatto culturale è estremamente offensivo. Significa sminuire la qualità artistica, creativa e organizzativa che c’é dietro l’evento di ieri. Ha la più pallida idea – aggiunge – dell’investimento e del lavoro che c’é dietro questo evento. Chi dovrebbe pagarlo? Lo spettacolo di ieri ha generato introiti per la città e per lo Stato in termini di Iva, diritti d’autore, tasse e non solo”. E i numeri di Trotta sembrano confermarlo: in totale, dice il manager del ‘Boss’, hanno lavorato 513 persone del posto, 39 per la pulizia, 53 per il servizio bar, 34 per le ambulanze, 225 per i controlli. In totale 1664 persone di cui 180 stranieri. In più sono stati consumati 750 pasti locali e circa 250 persone hanno dormito in un albergo della città. “Questa piazza l’abbiamo esaltata, non coperta – dice – Quale pubblicità migliore esiste del più grande performer del mondo che da qui dice: “Io sono del Sud”. Cosa si deve fare per questo Sud? Bisogna aprire o chiudere, bisogna mandare un messaggio positivo o distruttivo? In piazza chi ci deve andare, solo i ricchi? Cosa devono fare gli altri, devono starsene a casa? E lo schifo della piazza non crea fastidio?” Trotta si leva anche qualche sassolino dalla scarpa: “é la stessa soprintendenza che permise, in maniera abusiva, di far seguire il concerto di Ligabue dai balconi pericolanti di Palazzo reale. Ed è lo stesso ministero che negò sempre a Springsteen la Reggia di Caserta per poi concederla poco dopo per un evento privato. Oggi so che quella stessa reggia se ne cade a pezzi”. Ma il discorso non vale solo per Napoli: “A Milano – racconta Trotta – ho dovuto pagare due volte per il disturbo che i concerti davano ai cavalli dell’Ippodromo. A San Siro si è schiavi di 53 famiglie che vivono vicino allo stadio. Questo è un Paese che non può essere perennemente sotto scacco”.