Due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Roberto e Gianfranco Fiore, già presidente del Consiglio di Amministrazione e Amministratore delegato prò tempore della Firema Trasporti Spa, azienda di primario livello nazionale, operante nel settore della progettazione e realizzazione di veicoli ferroviari. Ad eseguirle il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Caserta, che ha anche sequestrato € 2.610.000 rintracciati su numerosi conti correnti.

I due noti imprenditori partenopei sono ritenuti responsabili, unitamente ad altre 17 persone, a vario titolo indagati in concorso tra loro, dei reati di bancarotta fraudolenta “per distrazione” e impropria mediante “falso in bilancio” e altre operazioni illecite.

Le indagini durate più di tre anni, a causa dei complessi fatti gestionali esaminati, che hanno richiesto anche l’intervento di consulenti esperti nello specifico settore, hanno consentito di disvelare una serie di condotte che hanno portato al dissesto dell’impresa, dichiarato dal locale Tribunale fallimentare in data 13 agosto 2010 e al conseguente accesso alla procedura di amministrazione straordinaria ex D.L. n. 347/2003 (c.d. “Legge Marzano”).

La semplice lettura delle informazioni contenute nei bilanci depositati dalla FIREMA, come osservato dallo stesso giudice per le indagini preliminari, avrebbe fatto pensare che sulla società si era abbattuto “un autentico ciclone economico, capace di portare in poco più di un anno — dai primi mesi del 2009 alla metà del 20IO — alla sostanziale decozione dell’azienda “.

In realtà, le investigazioni hanno fatto emergere che Gianfranco e Roberto Fiore avevano effettuato una serie di prelievi di contanti, tra il 2004 e il 2007, per complessivi € 2.260.000,00 e- nel 2009- per € 350.000,00 dai conti correnti aziendali utilizzandoli per finalità estranee alle attività dell’azienda, con la giustificazione che erano state pagate tangenti. Come accertato dagli investigatori, i prelevamenti venivano giustificati, per una parte, da registrazioni “anomale” che servivano unicamente a dare una giustificazione contabile ai prelievi e, per la rimanente parte, da operazioni commerciali oggettivamente inesistenti, dissimulate da false fatture emesse da un soggetto compiacente – chiamato a rispondere in concorso con gli indagati – rappresentante legale di una società con sede nel lodigiano, poi dichiarata fallita.

Inoltre, gli accertamenti hanno fatto emergere altre condotte di bancarotta impropria, derivanti dalla:  redazione dei bilanci di esercizio relativi alle annualità 2007 e 2008, affetti da molteplici falsità, in particolare relativamente alla rappresentazione contabile di due commesse (“Ercolano” e “T.S.R.”). Un comportamento che aveva lo scopo di dimostrare come la situazione economica e patrimoniale dell’impresa fosse migliorata e scongiurare la revoca di affidamenti di cui l’azienda aveva già beneficiato, continuando anche ad accedere a fidi bancari. Comportamento che in realtà ha finito di aggravare l’esposizione debitoria dell’azienda.

La Procura contesta anche l’esecuzione di una serie di operazioni definite dal G.I.P. di “ingegneria” economica, poste in essere avvalendosi di un’altra società riconducibile ai Fiore, la controllante GMR S.p.A., consistenti, in estrema sintesi: nell’acquisizione, da parte di quest’ultima, degli ingenti crediti vantati dal ceto bancario nei confronti di Firema, ad un prezzo pari al 35% del loro effettivo valore nominale, nel loro successivo conferimento alla stessa Firema- quale finanziamento soci- ed infine nella restituzione degli stessi al loro valore nominale ( 100%), in violazione del principio di necessaria postergazione di cui all’alt. 2467 e.e., al socio GMR e alla Melior Trust S.p.A., società fiduciaria, entrambe riferibili alla famiglia Fiore. Attraverso tali articolate operazioni, che prima facie potevano apparire semplicemente improntate ad una sconsiderata gestione aziendale, nel periodo 2003-2010, si determinava il dissesto progressivo della società con un danno complessivo di oltre 54 milioni di euro.

Nell’ambito delle stesse indagini, in data 27 maggio 2013, era già stato effettuato un sequestro preventivo di € 280.000,00 nei confronti di Fiore Roberto, per l’indebita percezione, da parte della Firema, di contributi pubblici ex legge 488/92 (c.d. “incentivi alle imprese”), per € 2.849.600,00 ottenuti mediante l’invio alla banca concessionaria (deputata all’erogazione delle quote di contributo) di false dichiarazioni di atto notorio, attestanti spese sostenute per “stato avanzamento lavori”, giustificate da fatture emesse a fronte di operazioni inesistenti.

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