Quello che non cambia rispetto al Salento e alla Capitanata, sottolinea Botte, e’ “lo sfruttamento e le angherie che subiscono i migranti da parte dei caporali” in Campania.

Nel Salernitano, come nel Casertano, dove indiani e immigrati dell’est europeo vengono impiegati nell’allevamento. E la situazione non cambia nel Napoletano, dove vengono impiegati nella floricoltura. Il leit-motiv e’ sempre il solito: “Va bene -racconta Botte- se riescono a guadagnare 25 euro al giorno”. Per il sindacalista per contrastare il fenomeno del caporalato “e’ una buona notizia il ddl presentato in Senato sul caporalato, che prevede il carcere per il caporale”, e anche “la protesta di Salerno e’ positiva perche’ testimonia la presa di coscienza da parte degli immigrati su temi che come sindacto stia portando avanti da tempo”.

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