Arrivano nuove conferme sull’efficacia della terza dose del vaccino anti-Covid contro la variante Omicron. Questa volta è il servizio sanitario britannico a dimostrare come il booster rafforzi il suo effetto contro l’ospedalizzazione. Da due a quattro settimane dalla somministrazione l’efficacia è del 92%, dalla quinta alla nona è dell’88% e dopo la decima settimana scende all’83%, con i risultati di Moderna che sono superiori rispetto a quelli di Pfizer. Il primo ritrovato, infatti, ha un’efficacia che supera il 90% dopo una settimana dal vaccino. Pfizer è di poco inferiore all’80%. Queste stime suggeriscono che l’efficacia vaccinale contro la malattia sintomatica della variante Omicron è significativamente più bassa se comparata con la variante Delta e cala rapidamente – spiegano gli studiosi nel 34esimo Report dell’Health Security Agency del Regno Unito – Tuttavia, la protezione contro l’ospedalizzazione è molto più grande, in particolare dopo la dose booster: l’efficacia vaccinale è tra l’85% e il 90%». Gli esperti britannici spiegano come siano necessari altri dati per stimare la durata della protezione. Come già la ricerca aveva notato, i sintomi di perdita di odore e di gusto sono meno frequenti nei casi Omicron rispetto che in quelli Delta (13% nei primi, 34% nei secondi), con il mal di gola che invece è molto più presente (53% in Omicron, 34% in Delta). Ma questo sintomo, osservano i ricercatori, «è stato riportato anche tra coloro che hanno un test negativo per Sars Cov-2. Quindi questa potrebbe essere una scoperta accidentale». La scienza, comunque, aveva già apprezzato i maggiori risultati di Moderna. Un recente lavoro dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha dimostrato che l’efficacia dei vaccini a mRna di Pfizer e Moderna nel ridurre il rischio di Covid-19 ha raggiunto un picco di circa il 95% a due mesi dalla prima dose e poi è gradualmente diminuita. A sette mesi, il vaccino Pfizer è sceso al 67% di efficacia, mentre Moderna era all’80%.

Tra i primi pazienti di questi due vaccini a mRna l’efficacia è diminuita drasticamente da metà giugno a metà luglio, quando la variante Delta stava aumentando i suoi contagi negli Usa. L’efficacia del vaccino ad adenovirus Johnson & Johnson è stata invece del 75% un mese dopo l’iniezione ed è scesa al 60% dopo cinque mesi. Tutti e tre i vaccini sono risultati comunque efficaci strumenti per evitare il ricovero per Covid. L’efficacia del vaccino Pfizer ha raggiunto un picco del 96% a due mesi ed è rimasta intorno al 90% a sette mesi; l’efficacia del vaccino Moderna ha raggiunto un picco del 97% a due mesi ed è rimasta al 94% a sette mesi. L’efficacia del vaccino Johnson & Johnson, invece, ha raggiunto un picco dell’86% in due mesi ed è stata superiore.

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