Non è avvenuto il terzo miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro. È completamente solido. Questa mattina pregano tanti fedeli arrivati in cattedrale per assistere al prodigio che si ripete in tre date dell’anno. L’atmosfera è densa di aspettativa; in prima fila le “parenti”, le donne del popolo, attendono il momento in cui dovranno intonare canti e invocazioni al santo per far sì che il sangue torni al suo stato naturale, “San Gennaro ci hai sempre difeso” “San Gennaro ci hai sempre consolato e sempre devi consolarci”. In questo modo le signore invocano il Santo Patrono. Le “parenti” sono donne napoletane, per lo più anziane, Sono dette parenti, perché legate al Santo da una familiarità atavica, in tale confidenza con Lui da chiamarlo “faccia ‘ngialluta” (dal colore del metallo prezioso con cui è fatto il busto) e, se necessario, rimproverarlo affettuosamente quando il prodigio tarda a compiersi. Il prodigio di dicembre è forse il meno conosciuto dei tre attesi durante l’anno ed è considerato il miracolo laico perché la cerimonia si svolge nella cappella del tesoro di San Gennaro all’interno del Duomo di Napoli, gestita dalla deputazione di San Gennaro, istituzione laica nata il 13 gennaio 1527 per un voto della città e presieduta dal sindaco di Napoli. Per il secondo anno consecutivo però la cerimonia non si è svolta all’interno della cappella ma sull’altare del Duomo, per permettere il rispetto del distanziamento previsto dalle norme anti Covid. Il mancato scioglimento del sangue di San Gennaro, nella data del 16 dicembre, si è verificato anche lo scorso anno. Dunque, è il secondo anno consecutivo che il miracolo non avviene. I fedeli, neanche questa volta hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. I napoletani hanno un rapporto paritario con San Gennaro, e lo manifestano con un costante dialogo, in un rapporto tra pari, confidenziale. Il San Gennaro, pensaci tu! è un’invocazione che si ripete di fronte a preoccupazioni personali, paure collettive, eventi naturali e disastri. La teca prima della celebrazione è stata portata all’altare dall’abate della cappella di San Gennaro, monsignor Vincenzo De Gregorio. La cerimonia è stata celebrata da don Gaetano di Palma, prelato della Cappella del Tesoro: «Non possiamo costringere San Gennaro a realizzare i nostri desideri, ma sicuramente possiamo provare a chiedere con umiltà. Chiediamo questa mattina, al Santo patrono che la scienza possa fare il suo compito e che la preghiera ci possa salvare – ha spiegato don Gaetano durante la liturgia – Preghiamo per le persone disagiate di dare un po’ di luce un po’ di speranza a questa città ma anche a tutto il mondo, vogliamo essere connessi al mondo intero al mondo intero che ha bisogno di trovare un po’ di serenità».

In rappresentanza del Comune di Napoli, questa mattina presente anche l’Assessora al turismo, Teresa Armato: «È un evento importante e significativo, di grande spiritualità e simbologia. Questo è il terzo appuntamento annuale con il prodigio del Santo ed è molto legato all’affidamento che la città fa nei confronti del Santo. In questa cappella in particolare, questo affidamento è molto evidente anche nella simbologia. Ci sono gli stemmi del comune di Napoli incisi sull’altare. Quindi è particolarmente significativo ed emozionante per me essere qui stamattina in rappresentanza del comune di Napoli, a pregare e ad aspettare come gli altri fedeli il miracolo». Secondo la tradizione, il terzo miracolo di San Gennaro avviene ogni anno il 16 dicembre in ricordo dello scampato pericolo della città di Napoli dall’eruzione del Vesuvio del 16 dicembre 1631, quando, secondo i fedeli, l’esposizione in processione del sangue e del busto di San Gennaro al ponte dei granili fermò il magma che minacciava di distruggere la città. La speranza è l’ultima a morire. Infatti, i fedeli sperano che il miracolo possa avvenire nelle prossime ore e non smettono di pregare. «Vogliamo fare un atto di vera e profonda devozione al santo Gennaro perché siamo uniti nel suo nome – ha spiegato don Gaetano di Palma – È lui che ci aiuta a vivere e a testimoniare la fede e, anche se il sangue non si scioglie, non significa chissà cosa».

Da questa mattina, quando è stata aperta la cassaforte che custodisce la teca sacra, la situazione non è mai mutata. Nel frattempo non resta che sperare e pregare che questo possa avvenire e che possa essere finalmente elemento di rinascita e unione. «Non è avvenuto il miracolo di San Gennaro ma questo non vuol dire che debba succedere qualcosa di brutto alla nostra città – ha spiegato don Doriano De Luca – San Gennaro parla al nostro cuore e alla nostra intelligenza, bisogna leggere questo non avvenuto miracolo come un punto di partenza: non disperiamoci, proviamo a camminare insieme. Napoli, è in fase di ripartenza, c’è stato il cambio della nuova amministrazione, l’arrivo di un nuovo vescovo. Per Napoli è il tempo di divenire. Non esigiamo solo i nostri diritti ma pensiamo anche a quelle che sono le nostre responsabilità e i nostri doveri». «Quello di oggi è il miracolo laico – ha spiegato Don Doriano – Noi oggi non viviamo in una città laica: non c’è collaborazione, non c’è un bene comune. San Gennaro oggi vuole dirci proprio questo: puntiamo alla collaborazione e rendiamo libera la diversità». Alle 18.30 ci sarà l’ultima funzione liturgica e sarà celebrata dal vescovo di Ratisbona Rudolf Voderholzer, in vacanza nella città partenopea per visitare in vista del Natale, San Gregorio Armeno.

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