È l’imprenditore di Castellammare di Stabia, Adolfo Greco, finito al centro dell’inchiesta giudiziaria a svelare alcuni retroscena sulla gestione della produzione e commercio del latte operata dal clan dei casalesi. L’imprenditore rivela come avvenivano i contatti con i fratelli Nicola e Filippo Capaldo, nipoti del superboss Michele zagaria. Greco spiega il sistema al suo amico Antonio Tobia Polese, il compianto boss delle cerimonie, per fare in modo che il cartello del latte dei Capaldo restasse in piedi dopo la confisca dell’Euromilk. “Gli hanno confiscato tutto quanto là – dice Greco – Va bene ma quelli tengono tanti soldi, vendevano il latte, gli hanno confiscato pure l’azienda che vendevano il latte ed io con Parmalat rispondo io con il nome mio”.

“Ho saputo che voi che lo possiamo fare e noi stiamo qua se ve la potete prendere voi io vi ringrazio. Qualsiasi cosa avete bisogno io vi ringrazio”, avrebbero detto i Capaldo a Greco, secondo al racconto dell’imprenditore stabiese. Ma i contatti devono essere accorti. “Questi non hanno telefono, non tengono niente”, “sono gente seria”, “non è che per esempio lo posso chiamare oppure lui mi chiama”, rivela Greco. E poi il punto più importante di tutte le dichiarazioni sull’anello che riportava le indicazioni del clan e che sarebbe un costruttore per il momento ignoto: “poi sa lui chi gli deve mandare le imbasciate”.

 

 

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