“Oggi è una bella giornata, ma la battaglia contro la criminalità imprenditoriale è ancora lunga. Zagaria è un boss imprenditore. Molto più un costruttore che un camorrista sembra a leggere i suoi affari”. Così Roberto Saviano commenta con l’ANSA l’arresto del boss Michele Zagaria, considerato l’ultimo del clan dei Casalesi. Ma per lo scrittore di Gomorra, la battaglia non è finita qui e lancia un appello al nuovo governo perché s’impegni in questa lotta e al Parlamento perché accolga la richiesta della Procura di Napoli su Nicola Cosentino.

“Ho sempre raccontato che i latitanti restano nei loro territori, nei loro paesi d’origine, perché è lì che devono esercitare il proprio potere, perché è lì che hanno la massima protezione. E il fatto che Michele Zagaria sia stato arrestato a Casapesenna, nel suo paese, come un topo sotto terra, ci deve far capire che quei territori non sono pacificati e adesso che apparentemente tutti gli obiettivi sono stati raggiunti, che molte teste sono cadute, lo Stato e noi cittadini – aggiunge Saviano – non dobbiamo abbassare la guardia, non dobbiamo pensare che missione sia compiuta, perché così prefigureremmo la nostra sconfitta”. “Il rumore della testa che cade, per quanto eccellente, non deve distoglierci dal considerare che sono i meccanismi e il tessuto socio-economico, nel quale si innesta l’azione del clan dei casalesi, a doverci interessare, a dover occupare i dibattiti e l’azione del Governo, questo attuale e quelli che verranno”. Per Saviano infatti “l’arresto di Michele Zagaria è un auspicio, è un augurio per il nuovo ministro degli Interni, perché sappia che è solo l’inizio della nuova fase di una lotta che è politica prima ancora che militare e che forse da oggi, senza obiettivi visibili da inseguire, richiederà sforzi investigativi anche maggiori. Questo risultato, la squadra mobile di Caserta, lo ha ottenuto il giorno dopo la nuova richiesta di arresto per un vice ministro chiave della precedente compagine di governo e questo sottolinea la necessità fortissima di chiudere i conti con un passato, anche se prossimo, di continuità rispetto a certe dinamiche oscure”. “Da cittadino – conclude lo scrittore – chiedo al Parlamento di dare questa volta un segnale forte, un segnale diverso, nella lotta all’egemonia dei casalesi in un territorio martoriato e violentato dalla loro azione criminale, accogliendo la richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – già recepita dal giudice per le indagini preliminari Egle Pilla – secondo cui Nicola Cosentino è stato il referente politico nazionale di quella sanguinaria consorteria. Questo nuovo corso imporrebbe, inoltre, al Presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, coinvolto nella stessa inchiesta, di fare un passo indietro perché non è tollerabile che al vertice delle istituzioni ci siano soggetti sulle cui teste pesano elementi indiziari di tale gravità”.

 

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