Nella messa in San Pietro per la terza Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, papa Francesco ha richiamato “a vigilare perché nelle nostre vite e nelle nostre famiglie non emarginiamo i più anziani”. “Stiamo attenti che le nostre città affollate non diventino dei ‘concentrati di solitudine’ – ha affermato -; non succeda che la politica, chiamata a provvedere ai bisogni dei più fragili, si dimentichi proprio degli anziani, lasciando che il mercato li releghi a ‘scarti improduttivi'”. “Non accada che, a furia di inseguire a tutta velocità i miti dell’efficienza e della prestazione, diventiamo incapaci di rallentare per accompagnare chi fatica a tenere il passo”, ha aggiunto il Pontefice. “Veniamo al mondo nella piccolezza, diventiamo adulti, poi anziani; all’inizio siamo un piccolo seme, poi ci nutriamo di speranze, realizziamo progetti e sogni, il più bello dei quali è diventare come quell’albero, che non vive per sé stesso, ma per fare ombra a chi lo desidera e offrire spazio a chi vuole costruirci il nido”. Lo ha detto papa Francesco nell’omelia della messa in San Pietro per la terza Giornata mondiale dei nonni e degli anziani. “Penso ai nonni – ha proseguito -: come sono belli questi alberi rigogliosi, sotto i quali figli e nipoti realizzano i propri ‘nidi’, imparano il clima di casa e provano la tenerezza di un abbraccio. Si tratta di crescere insieme: l’albero verdeggiante e i piccoli che hanno bisogno del nido, i nonni con i figli e i nipoti, gli anziani con i più giovani”. “Abbiamo bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani – ha quindi aggiunto il Pontefice -, perché la linfa di chi ha alle spalle una lunga esperienza di vita irrori i germogli di speranza di chi sta crescendo. In questo scambio fecondo impariamo la bellezza della vita, realizziamo una società fraterna, e nella Chiesa permettiamo l’incontro e il dialogo fra la tradizione e le novità dello Spirito”. Papa Francesco è nella Basilica di San Pietro dove stamane presiede la messa in occasione della terza Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, che quest’anno ha come tema “Di generazione in generazione la sua misericordia” (Lc 1, 50). Alla messa partecipano oltre 6.000 persone, di cui molti anziani provenienti da tutta Italia: nonni accompagnati dai nipoti e dalle famiglie, anziani ospiti di case di riposo e Rsa, oltre a tanti anziani impegnati nella vita parrocchiale, diocesana e associativa. Al termine della celebrazione, cinque anziani – in rappresentanza dei cinque continenti – consegneranno simbolicamente la Croce del pellegrino della Gmg a cinque giovani in partenza per Lisbona, a significare la trasmissione della fede di generazione in generazione. “Il gesto di invio vuole anche rappresentare l’impegno che gli anziani e i nonni hanno accolto, su invito del Santo Padre, di pregare per i giovani in partenza e di accompagnarli con la loro benedizione”, si legge in una nota del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. A tutti i partecipanti alla celebrazione in San Pietro, la Diocesi di Roma consegna la preghiera per la Terza Giornata Mondiale e il messaggio di papa Francesco ai nonni e agli anziani. “A voi giovani che siete in partenza per Lisbona per la Giornata della Gioventù auguro una buona strada. E vi auguro di arrivare con gioia a quell’incontro”. E “fare questa strada è mettersi in cammino. La vita è così: mettersi in cammino e i giovani hanno la vocazione a mettersi in cammino. Andate avanti, coraggiosamente, guardando sempre dove voi volete arrivare”. Papa Francesco, con un inatteso messaggio attraverso il quotidiano Avvenire, ha voluto rivolgersi ai giovani italiani che stanno per mettersi in cammino verso la Gmg. In un video registrato in occasione di un recente incontro in Vaticano, ad occhi chiusi, scegliendo le parole una ad una, il Pontefice parla del senso della “strada”, di quell'”andare avanti”, del “coraggio” e della “gioia” necessari, e dello stare “non da soli”. Un messaggio spontaneo, che è frutto appunto di un incontro. Papa Francesco ha incontrato e ascoltato Bentolo, il giovane camerunense sfuggito alle torture in Libia e che nel campo di prigionia si era fatto da tramite con don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea Saving Humans, per pregare di nascosto in videochiamata insieme agli altri prigionieri cristiani dei guardacoste libici. Al termine dell’incontro, dopo uno scambio di idee durato oltre un’ora, in uno slancio spontaneo, il Papa chiede di tirar fuori i telefoni. È arrivato così il messaggio di Papa Francesco in video e audio per i giovani italiani che stanno per mettersi in cammino verso il Portogallo. E il sentiero percorso dagli ultimi, dagli scartati, dalle vittime di quella che papa Francesco chiama “globalizzazione dell’indifferenza”, richiama perciò alla necessità di un diverso saper percorrere insieme “la strada”. Ai giovani che si recano alla Giornata mondiale della Gioventù suggerisce di mettersi in viaggio, verso Lisbona come verso la vita di ogni giorno, “con quella mistica del cammino che è sempre vicino agli altri e non da soli”. “Si stanno sperimentando, qui e in molti paesi, eventi climatici estremi. Da una parte varie regioni sono interessate da ondate anomale di caldo e colpite da devastanti incendi. Dall’altra, in non pochi luoghi vi sono nubifragi e inondazioni, come quelle che hanno flagellato nei giorni scorsi la Corea del Sud”. Così il Papa all’Angelus. “Sono vicino a quanti soffrono e a coloro che stanno assistendo le vittime e gli sfollati”. “E per favore – ha aggiunto -, rinnovo il mio appello ai responsabili delle Nazioni perché si faccia qualcosa di più concreto per limitare le emissioni inquinanti. E’ una sfida urgente e non si può rimandare. Riguarda tutti. Proteggiamo la nostra casa comune”.

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