”Con preoccupazione sono state apprese le notizie riguardanti fatti e circostanze le quali, al di la’ della loro eventuale rilevanza penale, delineano uno scenario che, per il bene del nostro Paese, deve essere chiarito, nelle sedi istituzionali competenti, in tempi rapidi e con tutta la serieta’ che la situazione richiede”.

E’ il Cocer (Consiglio centrale di rappresentanza” della Guardia di Finanza a chiedere di ”fare presto chiarezza” in una nota relativa alle indagini della procura di Napoli sulla P4. ”In ragione della loro missione, i finanzieri sono chiamati a confrontarsi con la criminalita’ economico finanziaria, vale a dire situazioni complesse, delle quali la stessa opinione pubblica non sempre e’ in grado di comprendere l’alto disvalore sociale. Contestualmente -prosegue il Cocer delle fiamme gialle- assumono responsabilita’ e rischi per assicurare, in condizioni di civilta’, il rispetto delle frontiere. Nonostante le difficolta’ economiche, individuali e dell’Amministrazione, ogni giorno i finanzieri svolgono i loro compiti con serieta’, determinazione, tenacia e lucidita’, cercando di schivare strumentalizzazioni che sono sempre in agguato”. ”Quello del finanziere, quindi, e’ un lavoro difficile perche’ incide talvolta su interessi consolidati e pronti a reagire, ma, proprio per questo, fondamentale per tutelare le basi democratiche del nostro Paese. In ragione di cio’ -conclude il Cocer della Gdf- si ritiene che le vicende penali che possono vederli coinvolti devono essere trattate con particolare attenzione, anche avendo cura di accertare le motivazioni che possono spingere taluni a formulare accuse nei loro confronti. Con queste considerazioni, che hanno una valenza generale per tutte le vicende che vedono coinvolti appartenenti al Corpo, il Consiglio”, il Cocer ”ribadisce la propria fiducia nell’operato della magistratura, fiducioso che sapra’ accertare la verita”’ e ”richiama al rispetto del principio costituzionale di non colpevolezza fino all’accertamento definitivo dei fatti nei confronti delle persone chiamate in causa”.

 

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