“Torno perché non ne posso più. Sono preoccupato di andare in prigione, ma non sono un delinquente e voglio chiarire la mia posizione”: l’ex direttore dell’Avanti, Valter Lavitola stamani si è imbarcato dal terminal C dell’aeroporto internazionale di Ezeiza per costituirsi a Roma, dopo quasi otto mesi di latitanza.

“Non me ne frega niente se sono coinvolto in tante inchieste. Voglio tornare. Ma ho paura di andare in carcere. Perché, tu non avresti paura?”, ha detto all’ANSA mentre si dirigeva verso il varco della security per imbarcarsi sul volo AZ 681, in arrivo domattina nella capitale, dove – ha affermato – lo attende la famiglia. Superato un piccolo contrattempo per un mancato visto di ingresso dal Brasile, Lavitola (camicia blu e jeans, zainetto sulle spalle e passaporto, biglietto e telefonino in mano) ha risposto alle domande con serenità, senza però entrare nei particolari sulle vicende che lo attendono in Italia. “Non voglio essere scortese. Torno per parlare, ma non con i giornalisti”, ha precisato poco dopo aver salutato un amico che lo ha accompagnato allo scalo. “L’Argentina mi piace, ma ora voglio tornare”, ha aggiunto precisando che il rientro in Italia gli è stato consigliato anche dai suoi legali, e senza escludere, d’altra parte, che in un futuro possa tornare a fare affari nel Paese, in Patagonia, o nel nord, nel settore ittico. Uno squillo di telefonino chiude l’incontro. Lavitola risponde e una volta mostrata la carta di imbarco al personale della sicurezza saluta, e risponde: “Quando arrivo ci sentiamo. Un bacione”. Su Lavitola pesa un ordine di custodia cautelare della procura di Bari per l’affaire delle escort di Berlusconi. E’ indagato nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra i coniugi Tarantini e l’ex premier Silvio Berlusconi. Tra le altre cose è indagato dalla procura di Napoli nell’inchiesta sui fondi all’Avanti col senatore Sergio De Gregorio.

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