L’unico candidato riformista moderato nelle elezioni presidenziali iraniane, Hassan Rohani, mantiene il suo vantaggio sui rivali ultraconservatori e supera il 50% dei voti validi necessari per vincere al primo turno. I risultati del voto per scegliere il successore di Mahmoud Ahmadinejad sono ancora parziali, ma Rohani ha un bottino al momento di oltre 5 milioni di voti, il che equivale al 50,8%; un bottino che e’ tre volte quello del suo piu’ diretto rivale, il sindaco di Teheran, Mohammad Baqer Qalibaf, fermo a un milione e mezzo di voti, pari al 16,1%. Il voto – secondo la tv ufficiale iraniana in lingua inglese, PressTv, che cita fonti non identificate – ha avuto un’affluenza di quasi l’80% dei 50,5 milioni di elettori convocati.

Dietro Qalibaf, l’economista Mohsen Rezaie (al 13,2%) e il capo negoziatore sul nucleare, Said Jalili (12,5%). Piu’ distaccati gli altri due candidati conservatori, Ali Akbar Velayati, consigliere diplomatico della Guida suprema Ali Khamenei (6,2%) e il tecnocrate ex ministro dell’economia, Mohammad Gharazi (1,2%). Se si confermassero il risultato e il dato sulla partecipazione, Rohani non solo otterrebbe la presidenza, ma sarebbe anche riuscito a mobilitare l’elettorato che era rimasto fortemente deluso dalla repressione delle proteste e dalle denuncie di brogli dopo le presidenziali del 2009. “A dispetto degli sforzi dell’elite dominante per garantire una vittoria conservatrice, l’unico candidato centrista/riformista sembra aver ottenuto una splendida vittoria”. Secondo un’analista, Trita Parsi, del Consiglio Iraniano-Americano con sede a Washington, “se questo risultato sara’ confermato, si dovrebbe rivedere l’interpretazione corrente dell’Occidente secondo cui l’ayatollah Ali Khamenei e la Guardia Rivoluzionaria Islamica detengono l’intero potere. Sebbene gli estremisti rimangano in posizioni chiave nel sistema politico iraniano, i centristi e riformisti hanno dimostrato che, anche quando tutto sembra contro di loro, possono vincere grazie al sostegno della popolazione”. Rohani, che e’ stato segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale e negoziatore sul nucleare, e’ diventato il candidato di consenso dei riformisti, dopo il ritiro di Mohammad Reza Aref, ed e’ appoggiato dagli ex presidenti riformisti, Akbar Hashemi Rafsanjani e Mohammad Khatami. Pragmatico e concreto, guido’ il negoziato sul controverso programma nucleare dell’Iran sotto la presidenza di Khatami e, durante il suo mandato, la Repubblica Islamica accetto’ di sospendere l’arricchimento dell’uranio, che fu poi ripreso quando Mahmoud Ahmadinejad divenne presidente per la prima volta, nel 2005.

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